Il funerale di Ornella Vanoni è andato come sperava: i cari riuniti, la tromba di Fresu e “anch’io, bella comoda”

Lunedì 24 novembre Ornella Vanoni ha ricevuto l'ultimo saluto con il funerale che si è tenuto nella chiesa di San Marco, nel cuore del quartiere Brera a Milano. La cantante è morta venerdì sera, e dal giorno dopo amici, conoscenti, gente comune si è riunita alla camera ardente allestita al Teatro Piccolo per poterle rendere un ultimo omaggio. La chiesa era gremita di gente, ai giornalisti con le telecamere era stato chiesto di non riprendere, ma sono comunque uscite le immagini di Paolo Fresu che ha suonato "L'appuntamento" e "Senza Fine", come la stessa Vanoni gli aveva chiesto anni fa, ormai, come aveva più volte dichiarato e impresso anche nella sua autobiografia "Vincente o perdente" scritta con Pacifico.
In quel libro immaginava proprio come avrebbe potuto essere il suo funerale, partendo dalla tromba di Paolo Fresu, diventato uno dei suoi più cari amici. "Gli ho chiesto di suonare al mio funerale (che altro posso dire per testimoniare quanto conti per me?)", si chiedeva Vanoni. Immaginava che le note del trombettista sardo suonassero "nel silenzio, nella commozione – immagino. In mezzo a qualche risata – spero. La sua magnifica tromba che si sparge per aria". E immagina i suoi cari riuniti "e magari c’è un freddo becco, oppure un caldo che ci si sventola col cappello". E c'era freddo, ieri a Milano.
In questo racconto non mancava l'ironia che l'ha caratterizzata per una vita. Perché immaginava "i bambini costretti a venire si annoiano, e guardano al prato come sempre si guarda ai prati, desiderando di correrci sopra. Ovviamente ci sono anch’io, bella comoda. Elegante, senza fronzoli, compostissima (ho anche già scelto vestito e scarpe). E sopra di me la voce della tromba di Paolo. E Paolo dentro alla tromba. Così intelligente, poetico, sensibile. E concreto".

E proprio Paolo Fresu le ha voluto rivolgere un ulteriore ricordo sui social, partendo dall'amore di Vanoni per i sardi, un popolo che mantiene e pesa le parole e le promesse fatte. Parole che per loro sono state intime e private e per questo motivo dovevano rimanere tali. "In tantissimi, in questi giorni tristi, mi hanno chiesto morbosamente se avrei suonato al funerale e cosa. Ho schivato interviste e dichiarazioni, perché ritenevo dovesse essere così, e perché il dolore e l’intimità non hanno mai le giuste parole". Però la tromba di Fresu ha suonato, chiudendo la funzione: "Non so perché mi abbia chiesto di suonare L'appuntamento né, a mia volta, glielo ho voluto chiedere. Scorrendo il testo potrei comprendere ma ancora una volta le parole, quelle dette e quelle date, vanno solo masticate dentro".