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“Gaetano e Zolletta”: un fumetto per raccontare il rapporto padre figlio (INTERVISTA)

Con “Gaetano e Zoletta” Antonio “Sualzo” Vincenti e Silvia Vecchini hanno deciso di esplorare il rapporto “adulto” e “bambino”, prendendo come punti di riferimento un padre (figura “meno raccontata nelle storie per i piccolissimi”) e suo figlio e facendogli vivere un giorno intero di viaggi straordinari.
A cura di Francesco Raiola
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Cosa fareste per vostro figlio? Fin dove arrivereste per esaudire i suoi desideri? Gaetano non fa in tempo a chiederselo che si ritrova ad accompagnare il piccolo Zolletta a fare viaggi straordinari in giro per il mondo (e non solo). "Gaetano e Zolletta" (Bao Publishing) – di Sualzo e Silvia Vecchini -, infatti, è la storia di un papà asino e di suo figlio, del loro rapporto e dei luoghi incredibili che visiteranno: il fondale del mare visto dal dorso di una balena, passando per il deserto, i ghiacciai e la luna, perché un padre vorrebbe sempre che il figlio vivesse le esperienze più incredibili, non rendendosi conto, talvolta, di avere la cosa più bella del mondo a portata di mano.

Se Gaetano è un personaggio noto ai più piccoli, grazie alle avventure su GBaby, Zolletta è una new entry che però, ci confessano i due autori, probabilmente continuerà ad accompagnare il padre in altre storie disegnate. "L’idea di partenza era esplorare il rapporto ‘adulto' e ‘bambino' in un giorno libero, un giorno di vacanza. A parte eccezioni molto fortunate, il tempo condiviso dai bambini con i loro papà resta sempre un po’ striminzito e volevo vedere come se la sarebbe cavata Gaetano" ci dice Silvia Vecchini che aggiunge come abbiano "pensato ai tanti papà che hanno poco tempo per stare con i bambini". Una storia delicata e avvincente che parte dai colori del giorno per finire con quelli della notte, a completamente di una giornata vissuta intensamente ma che si chiuderà nella maniera più semplice e bella possibile.

Sualzo e Vecchini, che portano avanti anche il Tumblr DisegniDiVersi, saranno i protagonisti dell'appuntamento di sabato 18 presso la libreria Mondadori di Siena in cui presenteranno il loro lavoro.

Partiamo dal principio, come nasce l'incontro tra Sualzo e Silvia Vecchini?

Sualzo: l'incontro professionale con Silvia è stato una inevitabile conseguenza di quello tra Antonio Vincenti e Silvia. Dopo anni in cui i due hanno condiviso aspirazioni, scrivanie e figli per Sualzo è stato gioco facile farsi accettare come coautore.

Silvia: quella del nostro incontro è una lunga storia… ma devo dire che già dal principio prometteva bene, anche creativamente. La prima storia che ho scritto era un piccolo gioco ma Antonio (che non era ancora Sualzo) l'ha subito illustrata facendomi vedere come si era immaginato il personaggio. Era un elegantissimo coniglio in giacca e cravatta. Poi ha iniziato a farmi leggere fumetti…

Il viaggio è una delle tematiche classiche delle storie per i più piccoli che voi siete riusciti a declinare in maniera diversa. Come è nata questa storia?

Sualzo: questa storia è nata intorno a un personaggio, Gaetano, che già conoscevamo bene, per averlo portato a vivere tante avventure sulle pagine del GBaby. Volevamo però fargli fare qualcosa che non avesse ancora mai fatto e per questo gli abbiamo messo accanto una spalla nuova di zecca. Zolletta, con le sue richieste – da  buon figlio – ha subito innescato una reazione a catena che ha messo in moto la storia.

Silvia: l’idea di partenza era esplorare il rapporto “adulto” e “bambino” in un giorno libero, un giorno di vacanza. A parte eccezioni molto fortunate, il tempo condiviso dai bambini con i loro papà resta sempre un po’ striminzito e volevo vedere come se la sarebbe cavata Gaetano. Il risultato è un viaggio che dura un giorno. Un modo per dire che nelle piccole cose fatte con vera partecipazione da parte dei grandi, i bambini trovano il mondo intero, perfino la luna. Ma la storia è anche un modo per ricordare ai grandi che stare con i bambini, con la testa e il cuore, è divertente! Certo, occorre saper seguire le loro regole e cioè saper cambiare programma, stupirsi, aver voglia di vedere cosa succede un attimo dopo, essere sempre pronti a partire…

Come interagite quando scrivete una storia? E con questa, in particolare, come ha funzionato? (C'è stata qualche tavola che non convinceva Silvia Vecchini o una parte del racconto a cui ha contribuito Sualzo?)

Sualzo: quando lavoriamo insieme a una storia a fumetti, Silvia comincia scrivendo prima un soggetto e poi un trattamento. A quel punto subentro io cominciando a stendere uno storyboard che rappresenterà poi la sceneggiatura vera e propria. In questa fase si creano i dialoghi e tutta la drammaturgia, e, condividendo lo studio, mi è possibile anche proporre aggiunte o varianti, dal momento che possiamo confrontarci in tempo reale. Devo dire però che i meccanismi narrativi di Silvia sono, per me, sempre perfettamente calibrati e il mio intervento è solamente rivolto a migliorare la recitazione in qualche scambio di battute, o la distribuzione delle pagine per ogni scena.

Silvia: quando scrivo per un fumetto di Sualzo per me è una vacanza! So che se c’è benzina (una buona idea, un personaggio che mi piace) la macchina partirà e farà il suo viaggio perché al volante c’è lui. Ama così tanto il fumetto che non molla una tavola finché tutto non torna. Nel frattempo ci scambiamo idee, soluzioni. Tanto che alla fine non si sa più esattamente chi le ha pensate per primo. Lui lavora e tiene d’occhio la strada. Io sono tranquilla e mi godo il panorama dal finestrino. Dato che il nostro modo di sentire le storie è molto simile, ci siamo dati una regola che salvaguardi la sorpresa reciproca e che spinga ciascuno a dare il meglio. Finché non ho finito di scrivere la prima stesura, non anticipo nulla e lui aspetta. Finché lui non ha finito di disegnare il primo story board, non mi fa vedere nulla e tocca a me aspettare.

Quella di Gaetano e Zolletta è una storia tra padre e figlio. Come mai la scelta di raccontare dal punto di vista di questa figura genitoriale?

Silvia: perché resta comunque meno raccontata nelle storie per i piccolissimi. Mentre i papà hanno un ruolo straordinario, quanto quelle delle mamme. A volte però non se ne rendono conto appieno e loro per primi, i papà, perdono una grande occasione. E poi abbiamo anche pensato ai tanti papà che hanno poco tempo per stare con i bambini. I papà separati ad esempio. Ma anche tutti quei genitori che per i più diversi motivi si trovano ad accudire i propri bambini da soli.

Ci sono il mare, il volo, lo spazio, insomma tutte cose di cui è pieno l'immaginario dei più piccoli. Come vi calate nella loro realtà? Avete piccoli lettori a cui le sottoponete?

Silvia e Sualzo: ci piaceva che la storia durasse un giorno, che si attraversassero i momenti della giornata con i colori che cambiavano attorno ai personaggi e che terminasse di notte quando a Zolletta (finalmente) viene sonno. Volevamo che fosse qualcosa di compiuto e che potesse essere letta anche la sera prima di dormire. Poi volevamo che i bambini potessero esplorare insieme a Zolletta diversi ambienti (cielo, mare, montagna, lo spazio…), che giocassero a ricordare i vari modi di spostarsi usati da Zolletta (nuoto, bici, deltaplano, razzo, le spalle del papà!), che potessero a libro chiuso fantasticare su altri viaggi e altri mezzi di trasporto… Abbiamo il privilegio di avere in casa tre figli lettori di fumetti e ci piace sentire il loro parere. Ma non ci facciamo mancare nemmeno il parere dei loro amici. La cosa più importante resta però l’osservazione dei bambini che facciamo prima di scrivere e senza rendercene conto. Le storie nascono proprio per questa curiosità e dalla familiarità con i loro pensieri e le loro trovate.

Zolletta diventerà un personaggio fisso nelle storie di Gaetano?

Silvia e Sualzo: avete visto che tipetto è, ora chi riesce a cacciarlo più dalle storie di Gaetano?

Realizzate spesso dei laboratori di disegno e di fumetto per i più piccoli. Qual è la difficoltà maggiore nel lavorare per i bambini?

Silvia e Sualzo: Cercare di non farsi troppi schemi prestabiliti. Sempre prepararsi al meglio (curare i tempi, materiali, piccole sorprese) ma poi esser pronti a cogliere ogni volta i deragliamenti che, per fortuna, i bambini compiono e che ci offrono occasioni impreviste e bellissime di creare incontri sempre nuovi.

In un articolo apparso sul suo blog su Repubblica Michele Smargiassi fa una riflessione interessante sul ruolo delle materie artistiche a scuola, sottolineando come oltre a essere ancora considerate “leggere”, non godano dell'attenzione giusta, relegandola a una pratica per quelli portati, come se non fosse possibile insegnarla e, citando Falcinelli, scrive: “A differenza dei compiti di italiano, o di storia o geografia, dove i bambini ‘vengono corretti se espongono in maniera non chiara i loro concetti, questo non accade con i disegni, per i quali ricevono generici complimenti più o meno entusiastici: i disegni non sono trattati come comunicazione, ma come espressione del sé. Non c’è quindi nulla da correggere secondo gli insegnanti'.

Insomma, in base alla vostra esperienza, c'è un problema di base nell'avvicinamento dei bambini al disegno?

Sualzo:  Nei primissimi anni (all'asilo, per intenderci) penso che l'approccio al disegno come espressione del sé non sia affatto una cosa sbagliata. Non a caso sono gli anni in cui tutti i bambini disegnano con grande felicità. Il problema è seguente, dalla scuola elementare si affronta il disegno in un modo che denuncia generalmente scarsa preparazione. Spesso, anche negli insegnanti che sarebbero interessati ad approfondire o utilizzare meglio e di più il disegno a scuola, notiamo che c'è un grosso ostacolo, attraverso la separazione tra chi è portato o meno…  sono proprio gli insegnanti a mettere il primo freno a se stessi con un giudizio. E questo può capitare anche ai bambini che via via lasciano il disegno. Di fatto, il tutto viene poco motivato con il rischio di trasferire sui bambini le frustrazioni che gli insegnanti hanno nei confronti del disegno.

La vostra collaborazione ultimamente si sta sviluppando sul web, in particolare sul tumblr "Disegni diversi". Come mai questa decisione di regalare qualche minuto di poesia sul web? La scelta della piattaforma Tumblr è dovuta a qualche motivo in particolare? Vi siete posti degli obiettivi con la nascita di questo vostro progetto?

Silvia e Sualzo: DisegniDiVersi nasce come la necessità, a questo punto del nostro percorso, di sperimentare qualcosa di completamente svincolato da una logica strettamente editoriale, almeno a priori. Prendere i nostri linguaggi di elezione (il fumetto e la poesia) e provare a farne un terzo, forse ancora non tentato. Per questo avevamo bisogno di essere liberi e leggeri anche nel modo di proporle. Tumblr, con la sua vocazione alle immagini e al testo essenziale, ci è sembrata una piattaforma ben calibrata per questo esperimento.

State lavorando già a qualcos'altro a parte la storia del lunedì? Possiamo aspettarci altre storie della coppia di asinelli?

Sualzo: Gli asinelli scalpitano e diremmo una bugia se dicessimo che le immagini nelle sguardie del primo libro non rimandano ad altre avventure che già abbiamo in mente e che in parte abbiamo scritto. Ma immagino che sarà l'accoglienza dei lettori al primo libro che deciderà se ce ne saranno altri. Fateci sapere! Oltre a questo comunque stiamo preparando il nostro secondo graphic novel insieme. Sarà una storia piuttosto lunga per i nostri standard. Al momento stiamo alla fase di storyboard.

I numeri dicono che la letteratura per l'infanzia è l'unica ad avere un segno positivo, se si parla di mercato. Saranno i bambini a salvarla?

Sualzo: questo è un ritornello che stiamo ascoltando ormai da troppi anni, non vorrei che sfuggisse il fatto che la ragione di questo è sempre comunque legata alla qualità delle proposte. Il nostro è un settore dove sembra ancora esserci un pubblico rilevante, ma il mercato ci premierà solo se faremo bei libri.

Se doveste suggerire autori da non perdere per una fascia che va dai 0 ai 10 anni, quali scegliereste?

Visto che ne abbiamo parlato, consigliamo tre libri che fanno venire voglia di disegnare:

– Io disegno di Allegra Agliardi,

– Pippo, Quadri, quadretti e animali di Marta Sironi e Guido Scarabolloto, Topipittori

e la serie degli Scarabocchi di Catlow Nikalas per Salani.

– Disegnare. Corso per geniali incompetenti incompresi – Quentin Blake, John Cassidy. Editoriale Scienza
e poi due libri di orsi, che ci stanno sempre bene (uno è pure a fumetti!):

– Una canzone da orsi di Benjamin Chaud, Franco Cosimo Panini

– Riccioli d'Oro e i sette orsi nani di Émile Bravo, Bao Publishing (ma consigliamo anche tutti gli altri della serie).

Grazie mille!

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