Enrico Melozzi: “La morte di Peppe Vessicchio mi addolora. Io suo erede? L’unica eredità è difendere la musica”

Il Maestro Enrico Melozzi ha ricordato Peppe Vessicchio. Ai microfoni di Fanpage.it, il direttore d'orchestra ha confidato: "La notizia della sua scomparsa mi addolora profondamente". E ha aggiunto che a sessantanove anni, avrebbe potuto ancora vivere tutte le sfaccettature della sua professione: "Una mente come la sua avrebbe dovuto continuare a lavorare, studiare, raccontare, promuovere la musica con quella gentilezza e quella passione che lo hanno distinto". Come ha raccontato anche Fabio Fazio, Vessicchio era impegnato nella divulgazione di un libro dedicato a Mozart: "Questo mi fa ancora più male: se ne va mentre cercava di avvicinare una nuova generazione alla grande musica".
Il Maestro Melozzi ha accolto con dispiacere la notizia della morte di Peppe Vessicchio. Come molti italiani, anche lui lo aveva conosciuto guardando il Festival di Sanremo: "Vedevo un direttore d’orchestra capace di essere popolare, colto ed elegante allo stesso tempo. Per me, che allora ero un teenager innamorato della musica, lui è stato un riferimento. Dirigeva con quello stile unico, personale, che non imitava nessuno e che nessuno ha mai imitato". C'è chi ritiene Melozzi l'erede di Vessicchio. Ma su questo punto, il direttore d'orchestra ha precisato:
Molti mi stanno chiedendo dell’eredità. Non uso quella parola. Nella musica non si subentra per linea di successione. Un direttore non prende il posto di un altro. Siamo al servizio della musica, dei compositori, dei musicisti, del pubblico. L’eredità non è un trono, è un’idea: l'unica eredità è la musica fatta come si deve, con gli strumenti veri, con le orchestre vere, con il suono vivo, con l’umanità dei musicisti, senza click, senza autotune a coprire la voce, senza stampelle elettroniche. Su questo io e Peppe eravamo perfettamente allineati, e se c’è un’eredità da difendere è solo questa.
Quindi ci ha affidato il ricordo più bello che ha condiviso con Peppe Vessicchio: "Quando lo invitai nella serata cover di Sanremo in cui dirigevo Grignani con Arisa. Amadeus annunciò ‘a dirigere l’orchestra il maestro Enrico Melozzi e il maestro Peppe Vessicchio'. La telecamera allargò l’inquadratura e ci trovammo insieme, sul podio, a quattro mani. Pochi secondi solo nostri, un abbraccio, un grazie reciproco, e poi la musica. È stato un regalo, e oggi lo custodisco con gratitudine. Oggi penso alla sua famiglia, ai suoi affetti, ai suoi musicisti e a tutti quelli che hanno lavorato con lui. Ha lasciato un segno vero. Non serve altro".