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Ddl Zan: l’Italia è un paese che non vuole cambiare mai

Perché l’Italia non vuole cambiare mai? Perché il Ddl Zan fa così paura? Assassinato da una destra compatta, dall’assenza di Italia Viva, violentato ed ammazzato da chi ha abusato del voto segreto, da tutti quei vigliacchi e quelle vigliacche che hanno approfittato dell’oscurità per tradire la fiducia di chi li aveva votati. Ma sopratutto stato ucciso da un paese che non vuole mai cambiare.
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Manifestazione per il DDL Zan
Manifestazione per il DDL Zan

Il Ddl Zan è stato ucciso. Assassinato da una destra compatta, dall’assenza di Italia Viva, violentato ed ammazzato da chi ha abusato del voto segreto, da tutti quei vigliacchi e quelle vigliacche che hanno approfittato dell’oscurità per tradire la fiducia di chi li aveva votati. Ma sopratutto è stato ucciso da un paese che non vuole mai cambiare. Ma perché? A chi dava veramente fastidio? E per quale reale motivo, che non sia la demagogia populista e propagandista delle varie destre e di svariati e coloriti personaggi, come Pillon o Adinolfi, ridicoli se non fossero infinitamente tragici, ma resi popolari proprio grazie a questo loro essere grotteschi? D’altronde, come diceva Jannacci, il comico è tragico altrimenti non sarebbe comico. Perché l’Italia è un paese che non vuole cambiare? Anzi perché sembra che sia proprio nella sua stessa natura essere immobile, inamovibile, ferma? Peraltro molti e molte dimenticano che il Ddl Zan si riferiva anche al disabilismo, a violenze e discriminazioni di ogni tipo nei confronti di persone disabili e non solo Lgtb, ma taluni hanno continuamente detto che fosse una proposta di legge discriminante, inutile, che poi sarebbe già questa una contraddizione perché se è inutile come può essere discriminante. Quello che doveva essere semplicemente l’ultimo piccolo passo per una proposta di legge ma un grande passo per la nostra umanità e comunità, è diventata la prova – quali che siano le ragioni di questo ostinato e ottuso ostracismo – che l’Italia ha sempre paura di mutare la propria pelle, da sempre.

E forse è proprio questo il motivo per cui moltissime persone si oppongono anche ai più piccoli cambiamenti che poi in realtà non li riguardano nemmeno; è per questo che trovano di continuo scuse per erigere muri davanti ad ogni confine fisico e morale; è per questo che la storia del nostro paese è segnata da lotte che vengono di continuo represse e schiacciate; è per questo che ogni piccola rivoluzione ha un costo altissimo e continuano inesorabili a cercare di cancellarne il passaggio (il divorzio, l'aborto, il matrimonio fra persone dello stesso sesso, il lavoro per tutte e tutti eccetera eccetera); è per questo che vogliono i porti chiusi: perché in fin dei conti l’Italia è un paese cattolico, bianco, eterosessuale e tale deve restare. “Sono Giorgia, sono una donna, sono una mamma, sono cristiana”.

Pier Paolo Pasolini lo diceva nel 1961: “E cosa sei? Terra di infanti, affamati, corrotti, governanti impiegati di agrari, prefetti codini, avvocatucci unti di brillantina e i piedi sporchi, funzionari liberali carogne come gli zii bigotti, una caserma, un seminario, una spiaggia libera, un casino! Milioni di piccoli borghesi come milioni di porci pascolano sospingendosi sotto gli illesi palazzotti, tra case coloniali scrostate ormai come chiese. E solo perché sei cattolica, non puoi pensare che il tuo male è tutto male: colpa di ogni male. Sprofonda in questo tuo bel mare, libera il mondo.

Savonarola usava quasi le stesse identiche parole nel 1481, 500 anni prima, cinquecento!La vacca italiana è tanto ingorda da essere ormai moribonda, strafatta di vizi, di lussuria, di falsità, di guadagni, vuole solo arricchirsi, strafare, ingrassare, non le importa niente del suo popolo e al suo popolo nulla importa di lei, si ignorano a vicenda, si rovinano a vicenda, i potenti rovinano il popolo che li imita, il popolo rovina i potenti accettandoli, giorno dopo giorno, senza cacciarli nell'infamia, senza rivoltarsi al peggio. Povera terra l'Italia, terra senza orizzonte, destinata ad affondare nel suo stesso letame.” Ed è davvero impressionante come queste parole sembrino disegnare un perfetto ritratto dell’Italia di oggi.

Forse è una condizione stessa dell’essere umano, forse siamo un popolo troppo antico o forse non siamo mai stati davvero un popolo, forse è soltanto un punto di vista perché la storia ha un cammino lento ma inarrestabile e anche lo “stivale dei maiali” anno dopo anno cambia inesorabile, forse accade lo stesso in qualunque parte del mondo ma io vivo in Italia ed è qui che vivo ogni tentativo di cambiamento come una disumana lotta contro il tempo, forse semplicemente molte persone hanno paura che il cambiamento li porti via con se o forse non voglio veder sparire tutto ciò che per loro è "sacrosanto" (dimenticando però che quel che è sacrosanto per loro non è detto che lo sia per tutte e tutti gli altri), forse è vero che molte cose sono cambiate ma forse è anche vero che si sono solo camuffate e sopravvivono sotto mentite spoglie: l’Italia, la mafia, il fascismo, il sessismo, l’omofobia, il razzismo, il patriarcato sono ancora lì ma con abiti moderni. “Io sono un uomo nuovo, talmente nuovo che si vede a prima vista: sono il nuovo conformista”. Lo diceva il Signor G più di trent’anni fa.

Forse l’Italia è un paese di poeti, intellettuali preveggenti o forse questo è un pezzo che ha tante domande ma nessuna risposta. L’unica certezza è che non possiamo smettere mai di cercare il cambiamento, di trovare un altro mondo possibile. Nonostante ogni forse. E come cantava Franco Battiato: “Non cambierà, non cambierà. Forse cambierà, vedrai che cambierà. Si che cambierà. Si può sperare che il mondo torni a quote più normali, che possa contemplare il cielo e i fiori, che non si parli più di dittature. Se avremo ancora un po' da vivere… La primavera intanto tarda ad arrivare”.

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