Clementino: “La vita turbolenta mi stava portando sotto terra, la meditazione mi ha salvato”

Clementino ha pubblicato Grande anima, un album che dopo il rap crudo guarda al cantautorato e soprattutto racconta come l’anima del rapper sia più in pace grazie alla meditazione: “Ho avuto una vita turbolenta ma a 40 anni ho cominciato a credere in qualcosa”.
A cura di Francesco Raiola
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Clementino a Fanpage – ph Peppe Pace
Clementino a Fanpage – ph Peppe Pace

Manca quell'eccesso di movimento nel nuovo Clementino, quello che pochi giorni fa ha pubblicato il nuovo album Grande anima e che adesso è uno sponsor assoluto della meditazione. E c'è molto di spirituale nel nuovo album che vede la partecipazione, tra gli altri, di Gigi D'Alessio e Totò, ma anche di James Hillman, che ha dato il titolo a una delle canzoni presenti. Clementino è uno dei freestyler più forti del Paese, ma è stato anche uno di coloro che ha sdoganato il rap al grande pubblico, grazie alla sua tecnica, ai suoi testi, alla sua guasconeria che ha aiutato a smussare quell'idea spesso distorta del rap come troppo street, violento e tutto egotrip. E poi Clementino aveva portato avanti quella tradizione napoletana del genere, anticipando la nuova wave.

Oggi, a 40 anni passati, il suo rap si è fatto più riflessivo ma non meno potente, si sentono molto le sue tante letture di questi anni, e i suoi ascolti, a partire Pino Daniele, passando, come ci dice nell'intervista per Franco Battiato e Bob Dylan tra gli altri ma senza perdere le radici – e la fascia nera sembra comunque quasi richiamare il nero di Black Pulcinella. E così il cantautorato rap è una nuova strada che il rapper di Nola York ha deciso di intraprendere, guardando sempre un po' oltre se stessi, pur rischiando di perdere le mode del momento, ma chi sperimenta e guarda al proprio cambiamento merita una possibilità in più di chi trova la chiave del successo e si siede, perdendo la spinta a innovarsi e procedere.

Di ogni album si dice che sia una sorta di nuova vita. Qual è questa nuova vita esattamente?

La mia vita è sempre la stessa, semplicemente ho iniziato a guardarla con occhi diversi. Reagire a quello che ti dà è la chiave, negli ultimi anni ho analizzato la mia anima e ho visto che è molto grande e che è fatta di tante sfumature.

Quali sfumature?

Di amore, spiritualità, viaggi, speranza, tutte cose che ho messo nell'album, per questo l'ho chiamato Grande Anima.

Nel primo pezzo reciti: "Soffocavo nell’oscurità più nero forse perché odiavo me stesso (…) ho cominciato a stare meglio da quando ho cominciato a credere in qualcosa". Me lo spieghi?

Ho avuto una vita molto turbolenta, che raccontai anche a Fanpage in passato (un'intervista esclusiva sulle dipendenze, ndr), poi ho cominciato a credere in qualcosa, dopo i 40 anni ho iniziato a fare cose diverse da quelle che facevo prima, e non parlo solo di cose negative, anche nuovi sproni.

Tipo?

Mi sono legato alla meditazione, ai libri e ai viaggi. Questa cosa ha portato un cambiamento forte nel mio modo di vivere la vita e affrontare le cose. Ho cominciato a viaggiare per tutto il mondo, a fare meditazione in India, sono stato sul Gange, in Giappone, in Kenya, a vedere l'aurora boreale in Norvegia e ho fatto esperienze con gli sciamani in Costa Rica. Il Napoli ha anche vinto lo scudetto, insomma, è stato un bell'anno di cambiamenti.

Sempre solo?

Da solo o con mio fratello per qualche viaggio avventura e adesso finalmente anche con la mia compagna, perché sono felicemente fidanzato con Roberta da 4 mesi.

E tutto questo come ha inciso su te come artista?

Tutte queste cose mi hanno portato a mettere sulla carta un nuovo modo di scrittura, un nuovo modo di analizzare me stesso. Il mio vecchio album parlava di rap pesante, adesso era arrivato il momento di dire qualche altra cosa, qualcosa che spero possa rimanere. Mi sono reso conto che in passato avevo ascoltato veramente tanto rap ma poi, negli ultimi anni, ho realizzato che nelle mie playlist c'era tanto Lucio Dalla, ancora più Pino Daniele, Franco Battiato, Fabrizio De André, Bob Dylan, i Beatles e quindi mi sono ritrovato in una situazione per cui detto "Ok, se sto ascoltando questa roba vuol dire che ora sono legato ai grandi cantautori italiani e internazionali", così non mi sono creato il problema, dopo 13 album, a farne uno cantautorale.

Quando c'è stato lo switch di cui parlavi prima?

Credo a 40 anni.

Hai sentito il bisogno di cambiare qualcosa?

Era il 2023, è stato allora che mi sono appassionato alla meditazione e oggi mi piace allo stesso modo del rap, per farti capire il livello. Oltre alla meditazione mi sono appassionato sempre più alla lettura arrivando a leggerne 40-50 all'anno.

Siete la generazione che ha scavallato i 40 anni e state rispondendo alla domanda su cosa avreste fatto dopo questa età.

Si dice che i grandi artisti sono soggetti alle mutazioni e quando senti di cambiare devi lasciare cambiare tutto. Non puoi rimanere attaccato a certe cose, è un po' anche l'essenza della meditazione.

Ovvero?

Togliere il superfluo, le cose già fatte, mantenere l'essenza. Io ho fatto un giro completo che mi ha riportato alle mie radici. Grande anima parte con un risveglio, l'analisi di una vita turbolenta, fino ad arrivare alla spiritualità per poi chiudere con l'amore e ritornare nella propria città, la famiglia. Questa è la chiave del disco.

Conoscendoti non deve essere facile ritagliarti tempo per meditare.

È difficile, soprattutto per le persone come me che sono l'opposto della meditazione. Io sono una dinamite, per questo all'inizio ho avuto qualche problema, non riuscivo a stare fermo. Oggi, però, è routine, la faccio tre volte al giorno, mi fa stare bene. Detto ciò non è che sono diventato un santo, però ho cominciato a capire me stesso, comprendi che tanti problemi sono inutili. Questo l'ho imparato attraverso le chiacchiere che ho fatto con tante persone lontane dall'Italia, come quando sono stato sull'Himalaya con gli sciamani e ho preso l'ayahuasca per 60 volte.

Che succede con quel rito?

È una cerimonia che si fa con gli sciamani, quando ti svegli, il giorno dopo, stai benissimo perché hai avuto un faccia a faccia con te stesso.

In una canzone dici che la vita precedente a questa riscoperta ti stava portando sottoterra.

Sì, esatto, è un verso di Sorridi e vuoi fumare.

Canzone in cui parli delle difficoltà di poter essere se stessi per vivere in un certo tipo di società.

Molte volte viviamo momenti in cui sei costretto a mettere l'apparenza, e non l'essere, davanti a tutto. Mi ritrovavo in situazioni in cui dovevo per forza sorridere, intrattenere qualcuno, fare la battuta perché ero Clementino, però questa cosa poi faceva soffrire me e ne sono uscito quando ho capito che dovevo essere me stesso. Quando sei te stesso non sbagli mai, è un po' come la musica.

Se sei te stesso nella musica non sbagli mai?

La chiave per fare bene il rap è dire la verità, raccontare se stessi, un po' come fa il cantautore. Ero arrivato al punto in cui mi chiedevo: "Perché se non ho voglia di scherzare, devo scherzare per forza?" oppure, al contrario "Adesso ho voglia di scherzare, perché devo essere serio?". Se hai un problema devi affrontarlo, non devi per forza accontentare gli altri, altrimenti non se ne esce mai.

Con quale canzone è cominciata l'idea con quali versi, con quali strofe, con quale canzone è cominciata l'idea di quest'album?

Il primo pezzo di Grande anima è stato scritto a Los Angeles, si chiama Giorni nostri ed è l'outro dell'album, l'ultimo pezzo. Canto: "L'America è lontana e io arrivo con la lava dentro lo zaino", quindi vengo da Napoli, porto la mia esperienza e torno a casa con altre. Poi è uscito Black Pulcinella, quindi quella canzone è andata un attimo nel cassetto perché non aveva a che fare con il boom bap. Io sono sempre stato uno che è andato controcorrente, nel periodo in cui si portava la trap ho fatto il boom bap, ora si porta il boom bap e faccio il cantautorato, ma non perché voglio andare controcorrente, semplicemente perché la vita mi sta mettendo davanti queste cose.

E il primo che ti ha portato al concept dell'album, invece?

Sicuramente Il codice dell'anima, featuring Totò e Gigi D'Alessio, poi Risveglio, Dolce come il miele, insomma sono i pezzi più spirituali che mi hanno portato al concept di Grande anima.

Il codice dell'anima parla proprio della tua vita, fin dagli esordi in teatro…

Il codice dell'anima è il titolo del mio libro preferito, quello di James Hillman e parla dell'anima parlando del daimon, lo spirito guida che si trova dentro di noi e ci è stato assegnato prima della nascita. Ovviamente ognuno è libero di crederci o meno. Attraverso questo autore ho ritrovato una specie di risveglio anche "culturale" perché mi sono riappassionato tantissimo alla lettura e ho scritto una canzone che ho legato alla napoletanità, al teatro, mettendoci Gigi sul ritornello e Totò nell'intro del pezzo.

Come mai hai unito D'Alessio e Totò?

Quando ho pensato di mettere Gigi sul disco ho detto: "Facciamo una cosa diversa, facciamo un Gigi più teatrale", gliel'ho fatto ascoltare, a lui è piaciuta subito, è venuto in studio e mi ha messo il ritornello. Poi un giorno su Instagram ho visto un video di Totò che parlava di felicità e mi sono detto che potevo metterne un pezzo come intro e ho trovato Il più comico spettacolo del mondo dove c'è il monologo del clown, così l'abbiamo messo all'inizio del pezzo, l'abbiamo fatto ascoltare alla famiglia De Curtis, a cui è piaciuto tanto e la soddisfazione di mettere in Grande anima il featuring di Totò non me la toglierà nessuno.

Vogliamo dire che in questo cantautorato tu continui a rappare?

Ma certo, io sono uno che scrive 100-120 canzoni all'anno, ho tanti provini, vado ad Amsterdam e scrivo, vado a Los Angeles e scrivo, vado a Napoli, a Milano e scrivo sempre. Volevo fare un concept album, quindi non volevo metterci canzoni di rap crudo e pesante, l'avrebbe rovinato. Quest'album ha una direzione ben definita che è quella del parlare della spiritualità, dell'anima, senza fare troppo il filosofo, dicendo quello che sento. Ovviamente sono avanzate altre 100 canzoni, alcune reggae, altre boom bap che userò in altri album. Ne voglio far uscire anche altri perché credo di avere più sfumature nella mia musica, quindi perché non farle uscire tutte?

È un album in cui parli anche del personaggio da cui ti devi spogliare, come si fa soprattutto ora che sei in televisione, medium dei personaggi per antonomasia?

Negli anni mi sono fatto molti problemi, mi chiedevo come facessi a fare rap, poi fare quello, andare in tv, fare le battute etc ma alla fine mi sono anche chiesto: "Ma perché devo essere etichettato? Perché dividere Clementino della TV da Clementino il rapper?". Io sono Clemente, questo è. Lo stesso Clemente che nasce da una famiglia che fa teatro, viene da una scuola rap freestyle, non mi sono mai creato il problema di fare tutto quello che so fare. L'importante è gestire le cose, farle una alla volta, perché a farle tutte insieme scoppi.

È successo in passato?

Mi è capitato con alcuni album per cui ero in studio, poi dovevo andare a fare la TV, quindi arrivavo serio nella TV perché venivo dalla registrazione e poi tornavo cazzone nello studio di registrazione perché venivo dalla TV. Ora ho capito che devo fare una cosa alla volta, ma facendo questo non ho problemi, anche perché a The Voice esce il mio lato più comico, però nello stesso tempo cerco di mostrarne anche uno serio, perché è importante sapersi mostrare in entrambe le proprie facce.

Com'è il rapporto con Antonella Clerici?

Abbiamo un ottimo rapporto perché lei mi spinge sempre a fare meglio, mi coinvolge e poi ormai ci conosciamo bene, sono 5 anni che facciamo The Voice, quindi abbiamo fatto 10 edizioni tra Senior e Kids e la gente ha visto un po' questa coppia televisiva con me che disturbo e lei che mi fa un po' da maestra. Ogni tanto sbuco nelle sue trasmissioni, senza dirle niente, arrivo a Oggi è sempre mezzogiorno a fare un po' di casino, Antonella è una luce, piace tanto agli italiani, ha esperienza, mi dà spazio.

Le fai sentire le tue canzoni?

Sì, certo, ora sta ascoltando Batte il cuore, il mio nuovo singolo e le piace tanto.

Con lei farai Jukebox – La notte delle hit…

Sarà un ritorno agli anni 70-80-90, verranno questi personaggi che hanno segnato un po' le canzoni dell'estate di questi anni e io interverrò dalla console, farò anche il rap su alcuni di quei pezzi, ci saranno molti ospiti, insomma, è una bella situazione.

Hai già messo la testa ai live che terrai tra qualche mese?

Stiamo montando diverse cose perché ho 13 dischi alle spalle, quindi ti lascio immaginare la situazione ogni volta che devo fare una scaletta, però bisogna sempre dare comunque spazio alle nuove cose. E allora al PalaPartenope il 28 dicembre e il 20 novembre al Fabrique di Milano tireremo fuori sicuramente Grande anima, che avrà la precedenza su tutto. Lo faremo con una band, con alcuni monologhi, ma senza far mancare le canzoni storiche, quelle che mi hanno segnato, devo farle per forza. Con me ci sarà la band, ci saranno dei breaker, sarà una cosa veramente fantastica, anche perché potrò finalmente dedicarmi a un live quasi 3 ore sulla mia roba e non fare un live come quello che porto nelle piazze. Quello è diverso perché vai a fare intrattenimento a persone che potrebbero non aver ascoltato la tua musica. Nel locale, invece, viene la gente che compra i biglietti perché ha ascoltato i tuoi album. Sono due cose diverse, però non abbiamo paura.

Pino Daniele è sempre presente, no?

Pino c'è sempre, forse c'è lo zampino di Pino Daniele in questo nuovo album perché lui una volta mi disse: "Clemente, va bene che fai il rap, le rime veloci, etc, ma parla d'amore. Ti do questo consiglio: parla tanto d'amore". Intendeva non solo l'amore verso una fidanzata,ma  anche quello per la famiglia, una città, una squadra di calcio. E ogni volta che scrivo una canzone d'amore e penso: "Ma questa cosa va bene? Non è un po' troppo sdolcinata?" mi torna in mente quello che ha detto Pino e mi dico che va bene così.

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