114 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Che cosa significa la parola vaccino e perché c’entrano le mucche

La parola vaccino ha alle spalle una lunga storia, anche se è tutto sommato di recente la sua introduzione in ambito scientifico. Risale alla fine del XVIII secolo, quando fu messo a punto il primo vaccino usato per salvare l’umanità da una terribile malattia, il vaiolo. Ecco perché il significato di questo termine rimarrà per sempre legato ai bovini.
A cura di Redazione Cultura
114 CONDIVISIONI
Immagine

Se la parola dell'anno del 2020 è stata senza dubbio coronavirus, la parola che nel 2021 si candida a sbaragliare la concorrenza è vaccino. Al di là dell'importanza della cosa in sé e della possibilità che, aderendo alla campagna di vaccinazione di massa nel nostro Paese e in Europa, potremmo ciascuno contribuire per la sua parte a mettere fine alla pandemia e alla malattia da Covid-19, potrebbe essere importante comprendere il significato di questa parola, la sua etimologia e il modo in cui si è evoluta per arrivare fino a noi. Partiamo, innanzitutto dal significato nella lingua italiana: che cosa significa vaccino? E cosa indichiamo con questa parola?

Il significato della parola vaccino

Immagine

Secondo il vocabolario della lingua italiana Treccani, per vaccino si intende la "preparazione rivolta a indurre la produzione di anticorpi protettivi da parte dell’organismo, conferendo una resistenza specifica nei confronti di una determinata malattia infettiva (virale, batterica, protozoaria). Fin qui, dunque, ci siamo e dovremmo averlo ormai capito tutti. Il vaccino è un preparato che serve a salvarci la pelle da malattie, come quella che ha monopolizzato la nostra vita nell'ultimo anno, la Covid-19.

Secondo questa definizione, il principio dell’azione della vaccinazione risiede in meccanismi fisiologici che sfruttano principalmente il concetto di memoria immunologica. Si distinguono vaccinazioni preventive o profilattiche, volte a prevenire le malattie infettive e parassitarie; vaccinazioni terapeutiche o curative, impiegate in talune patologie, specialmente nel passato, allo scopo di attivare la risposta anticorpale; vaccinazioni desensibilizzanti, impiegate per controllare patologie dovute a fenomeni di ipersensibilità. Allora, c'è da chiedersi, in tutto questo cosa c'entrano le mucche (o meglio, i bovini) con la parola vaccino? che non a caso usiamo come aggettivo e non più come sostantivo quando parliamo, ad esempio di latte vaccino? Ecco la spiegazione semplice semplice.

Cosa c'entrano le mucche con il vaccino?

Immagine

In origine, il termine vaccino designava il vaiolo dei bovini (o vaiolo vaccino) e il pus ricavato dalle pustole del vaiolo bovino (pus vaccinico), impiegato per praticare l’immunizzazione attiva contro il vaiolo umano, che è anche stato il primo vaccino escogitato dalla ricerca scientifica.

Motivo per cui il vaiolo bovino iniettato per mettere a punto una risposta dell'organismo a quella terribile malattia è passato ben presto a definire la cosa che oggi, per estensione, chiamiamo vaccino, ma che col pus delle vacche ormai non c'entra più niente. Motivo per cui il vaccino contro il Covid, come per tutte le altre malattie curate da vaccini specifici, è da ritenere di gran lunga più sicuro ed efficiente di quello che all'epoca, a fine XVIII secolo, venne usato la prima volta contro il vaiolo dallo scienziato Edward Jenner, il quale dimostrò come una lieve infezione prodotta dal virus del vaiolo vaccino fosse in grado di proteggere da quella, molto più grave, prodotta dal virus del vaiolo umano.

114 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views