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Biennale Musica: il 57° Festival Internazionale di Musica Contemporanea parte dalla Voce e dallo Spazio

“Altra voce, altro spazio” s’intitola l’edizione 2013 del Festival dedicato al suono contemporaneo. La direzione artistica di Ivan Fedele quest’anno sceglie di proporre due aspetti cardine della ricerca musicale degli ultimi sessant’anni, due estremi che si sono intrecciati massimamente in compositori come Berio e Stockhausen.
A cura di Luca Iavarone
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Il 57° Festival Internazionale di Musica Contemporanea si inaugura all'insegna di un motto semplice, efficace e inclusivo, poiché felicemente riassuntivo di gran parte delle esperienze musicali che hanno segnato la storia dal secondo Novecento ai giorni nostri: "Altra voce, altro spazio".

La voce e lo spazio, infatti, sono stati oggetto centrale e imprescindibile dell'indagine di alcuni tra i più importanti compositori degli ultimi sessant'anni: da un lato la scrittura vocale, slegata dal belcanto, ha intrapreso sentieri prima inesplorati, con la scoperta e la costruzione di una nuova vocalità, di nuove tecniche esecutive e, al tempo stesso, di una ritrovata teatralità, più vicina alla sensibilità di un nuovo pubblico di appassionati del teatro sperimentale; dall'altro lato le nuove tecnologie, al servizio di idee compositive che non potevano più prescindere dall'ideazione dello stesso spazio d'ascolto, si sono specializzate nella ‘spazializzazione del suono', ovvero nella riproduzione di ambienti sonori, di condizioni d'ascolto e addirittura nella messa a punto di sistemi che permettessero vere e proprie regie del suono in tempo reale. E non è da trascurare infine l'accresciuto interesse, coltivato in tanti studi di fonologia sparsi per l'Europa, per l'invenzione ex novo di suoni inauditi, prodotti da macchine senza l'ausilio degli strumenti musicali tradizionali, o ancora per l'elaborazione e la trasformazione di suoni reali, esistenti, ‘concreti'.

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Dunque "Altra voce, altro spazio", titolo scelto dal direttore Ivan Fedele per l'edizione 2013 di Biennale Musica, si configura come un contenitore ideale perché completo, comprensivo di una forchetta amplissima che va dall'espressione più intima e diretta dell'uomo, la vocalità, alla sua massima estensione, la sua estremità tecnologica, la macchina, il computer l'elettronica, l'altoparlante.

A Luciano Berio e a Karlheinz Stockhausen, perciò si rivolgono molti degli omaggi di questa edizione del Festival: due figure determinanti per l'evoluzione del pensiero musicale moderno e contemporaneo, imprescindibili anche perché hanno indagato entrambi questi due estremi, talvolta tenendoli distinti, ma il più delle volte intrecciando ricerca vocale e spazialità, canto ed elettronica, corpo e macchina.

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Ed è così che la Biennale Musica prende letteralemente il volo con un brano emblematico, spettacolare, di Stockhausen, "Helicopter String Quartet", che ha visto il Quartetto Arditti esibirsi su 4 elicotteri a quota 1500 metri, e continua nel segno del Maestro tedesco con un ricco programma di suoi brani vocali e strumentali: il 6 "Tierkrels (Zodiac)", il 7 "Evas Spiegel" e "Susani". Ma c'è spazio, come dicevamo, anche per molta musica di Berio, con numerose esecuzioni: oggi sarà la volta di "Epiphanies" e "Rendering", l'8 la VI Sequenza, l'11 "Ophanim" e "Altra voce", brano da cui evidentemente l'intero Festival ha preso il nome, e il 13 la VIII Sequenza.

Ma "Altra voce, altro spazio" non è certo solo un evento nostalgico, e bensì si pone come promotore e committente di numerose produzioni ed esecuzioni, nonché come porto d'attracco per opere che in Italia non sono mai approdate. Basti pensare che degli 81 compositori presenti quest'anno alla Biennale più della metà sono men che trentenni; 30, inoltre, sarano le prime mondiali e numerose le prime esecuzioni italiane. Con il format "Biennale College" è stata, poi, lanciata una call internazionale per la realizzazione di una pocket opera, da imbastire con una equipe di giovani talenti, un compositore, un librettista e un regista.

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Leone d'Oro di questa edizione è Sofia Gubajdulina, figura di primo piano della composizione russa e internazionale di cui presto parleremo a fondo con un articolo e un'intervista in esclusiva per Fanpage.it. Il Leone d'Argento va invece alla Fondazione Spinola-Banna per l'Arte, ovvero alla promozione, al finanziamento e alla ricerca intorno all'arte e alla musica contemporanea da parte di una delle fondazioni più attive e coraggiose in Italia.

Uno spazio rilevante verrà riservato al collettivo Nu/Thing, realtà musicale di estremo interesse nata sui nuovi media. Riunitosi, infatti, attorno a un blog ( www.nuthing.eu ) per condividere partiture, scambi di idee e promuovere nuovi autori, Nu/Thing propone “la rivendicazione di un ruolo sociale del fare musica oggi e l'utopia di rompere il circolo vizioso tra produzione, fruizione e discussione, riportando in vita una comunità di ascolto e una comunità di pensiero”. A loro Ivan Fedele ha lasciato carta bianca per il concerto del 6 ottobre, che hanno ideato, coerentemente, come una sorta di playlist a dodici mani, dove elettronica, voce e video convivono e si contaminano.

Da non trascurare altri due estremi, questa volta narrativi, che il Festival propone quest'anno, come segno di estrema apertura del contemporaneo a linguaggi e proposte dalla natura del tutto diversa: la produzione da parte di Biennale Musica di due atti unici, "L'arte e la maniera di affrontare il proprio capo per chiedergli un aumento" di Vittorio Montalti e "La macchina" di Raffaele Grimaldi, entrambi per la regia di Giancarlo Cauteruccio, e i "Pop up concert for one" di Sofia Taliani, micro concerti destinati ad un ascoltatore alla volta. Si va perciò dalla promozione di nuovo teatro musicale, con ciò che comporta comunque una macchina tanto affascinante quanto complessa, al suo opposto dissolvimento critico, realizzato con spregiudicata creatività.

Per concludere, pur non avendo citato molti eventi in programma quest'anno, segnaliamo il grosso lavoro pedagogico di Biennale Musica rivolto ai più piccoli, nelle scuole e ai concerti, con incontri con i compositori e lezioni dedicate, senz'altro la maniera migliore per ricostruire la consapevolezza musicale nelle nuove generazioni, un lavoro che dovrebbe essere il cardine di una politica culturale seria e matura in un paese che ha sempre vissuto di prestigio musicale e ha prodotto capolavori unici per la storia della musica mondiale ma che invece troppo spesso è delegato a istituzioni singole e sparute, anzicché ad un programma ministeriale serio e con una progettualità a lungo termine.

Per il programma dettagliato si può consultare il sito http://www.labiennale.org/it/musica/

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