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Arturo Toscanini muore 60 anni fa: il genio musicale, fra arte e politica

Toscanini è famoso in tutto il mondo come uno dei capisaldi della cultura musicale del Novecento. Una cultura musicale che non è rimasta confinata nei teatri, ma è uscita fuori e si è confrontata con la Storia.
A cura di Federica D'Alfonso
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Arturo Toscanini
Arturo Toscanini

Il 16 gennaio del 1957 muore, a New York, Arturo Toscanini. Riconosciuto a livello internazionale come uno dei direttori d'orchestra più brillanti di ogni tempo, Toscanini seppe non soltanto rivoluzionare il mondo della musica, ma tramite il linguaggio dell'arte, imporsi come una delle personalità più autorevoli e significative della propria epoca. Le direzioni nei grandi teatri del mondo, dalla Scala di Milano al Metropolitan di New York, e il costante impegno politico, lo rendono ancora oggi, a distanza di sessant'anni dalla sua scomparsa, una figura emblematica che ha lasciato il segno, tanto nella musica quanto nella storia italiana.

Nato a Parma, Toscanini aveva iniziato la sua carriera a Torino, presso il Teatro Regio, passando dopo pochi anni alla direzione del Teatro alla Scala di Milano. Già molto prima della guerra e degli avvenimenti che lo porteranno ad allontanarsi definitivamente dall'Italia, era stato chiamato a dirigere al Metropolitan di New York, nel 1908, gettando le basi per le importantissime collaborazioni future. Toscanini è stato il primo, tra le altre cose, a portare in Nord America l'opera russa e in Sud America opere come "Madama Butterfly" e "Tristano e Isotta".

Eccellenza indiscutibile, il maestro vanta alcuni primati molto significativi anche nel nostro paese: ha diretto le prime assolute di molte opere, incluse quattro che sono entrate a far parte del repertorio operistico classico, ovvero "Pagliacci", di Ruggiero Leoncavallo, "La bohème" e "La fanciulla del West" di Giacomo Puccini nonché la "Turandot", oltre ad essere il primo a portare in Italia opere come il "Sigfrido" di Wagner, la "Salomè" di Strauss e "Pelleas e Melisanda" di Claude Debussy.

La musica, il regime e la politica

Sento la necessità di dirle quanto l'ammiri e la onori. Lei non è soltanto un impareggiabile interprete della letteratura musicale mondiale. Anche nella lotta contro i criminali fascisti lei ha mostrato di essere un uomo di grandissima dignità. Sento pure la più profonda gratitudine per quanto avete fatto sperare con la vostra opera di promozione di valori, inestimabile, per la nuova Orchestra di Palestina di prossima costituzione. Il fatto che esista un simile uomo nel mio tempo compensa molte delle delusioni che si è continuamente costretti a subire.

Con queste parole Albert Einstein si rivolge a Toscanini nel 1936, quando il grande direttore d'orchestra si trova già lontano dalla sua Italia diventata fascista. Arturo Toscanini fu uno dei tanti tenaci oppositori del regime: la musica e la sua arte, in questo senso, diverranno un importante strumento di lotta politica.

Arturo Toscanini dirige un'orchestra in un campo di battaglia, durante la Prima guerra mondiale
Arturo Toscanini dirige un'orchestra in un campo di battaglia, durante la Prima guerra mondiale

Inizialmente Toscanini era stato molto vicino al nascente programma fascista, ma ben presto la deriva autoritaria che si fa sempre più chiara e netta fa sì che egli se ne allontani definitivamente. Grazie alla sua direzione, l'orchestra della Scala si manterrà sostanzialmente autonoma rispetto al regime per tutto il periodo fascista, e in più di un'occasione Toscanini si rifiuterà di farsi strumento dell'auto celebrazione totalitaria: si rifiuta di dirigere la prima di Turandot con Mussolini presente in sala, e si rifiuta di eseguire “Giovinezza” e la “Marcia Reale” al cospetto di Costanzo Ciano e Leandro Arpinati, scelte che ebbero come conseguenze aggressioni, minacce e ostilità aperte. Toscanini si allontanerà così dall'Italia, con la promessa di non dirigere più orchestre nel suo paese fin quando il fascismo e la monarchia fossero stati al potere.

Toscanini dirige sui campi di battaglia, a pochi passi dalle trincee durante la Prima Guerra e nei luoghi distrutti dall'orrore durante la Seconda guerra mondiale, e porta la sua musica, sempre interpretata in modo impeccabile, ad essere uno strumento più che culturale: uno strumento politico dal forte valore comunicativo e simbolico.

Parma ricorda Toscanini

Arturo Toscanini
Arturo Toscanini

In occasione dell'anniversario della scomparsa del grande maestro, la Fondazione Arturo Toscanini insieme con il Comune di Parma e l'Assessorato alla Cultura e alla Casa della Musica hanno portato nella città natale del maestro una serie di manifestazioni volte non solo a ricordare il direttore d’orchestra ma, al tempo stesso, offrire spunti di riflessione sulla sua figura.

Ma quest'anno, oltre ai 60 anni dalla scomparsa, ricorrono anche i 150 anni dalla nascita di Arturo Toscanini. Sarà dunque un 2017 ricco di iniziative in suo onore, a partire da quelle che vedono protagonista proprio in questi giorni, la Filarmonica Arturo Toscanini.

Proprio nella serata del 16 gennaio il direttore d’orchestra slovacco Juraj Valčuha ed il pianista bulgaro Evgeni Bozhanov sono protagonisti di uno degli eventi più rilevanti della stagione sinfonica del Teatro Regio di Parma: l'orchestra Filarmonica Toscanini si misurerà con il Concerto numero 3 per pianoforte e orchestra in do minore, opera 37, di Ludwig Van Beethoven e con i due grandi poemi sinfonici di Ottorino Respighi, “Fontane di Roma” e “Pini di Roma”, molto amati dal maestro.

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