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Annette Schwarz, dove sei? L’ossessione per una pornostar nel romanzo di Marco Malvestio

“Annette” di Marco Malvestio è la storia di un uomo ossessionato dalla sua pornostar preferita, ormai ritiratasi dalle scene e dalla vita pubblica, e che utilizza la letteratura per mettersi sulle sue tracce, immaginando ciò che ne è stato di lei. E con la vita ricostruita di Annette Schwarz si alterna quella dell’io narrante, una persona incapace di vivere nel mondo reale.
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In una recente disamina sullo stato delle cose nel mercato editoriale, Andrea Donaera su minima&moralia ha scritto: “Il genere letterario” è “soltanto un espediente, un canto di sirena” perché “i libri belli da leggere” sono quelli dove “poesia, prosa, generi e non-generi coesistono”. E in questa definizione “liquida” della letteratura, un libro come “Annette” di Marco Malvestio (Wojtek, 2021, 290 pp.) rientra alla perfezione. È un romanzo ma anche un saggio, ha elementi di finzione ma anche una struttura che simula l’autofiction. È un libro bello. Il motore della storia è la grande ossessione dell’autore-io narrante per Annette Schwarz (in foto), pornostar esperta in pratiche fuori dal comune. Le sue peculiarità principali durante la sua attività: il pissing e il bukkake, la forma più profonda di umiliazione in quel periodo storico – tra il 2002 e il 2011 – che ha spinto il porno verso il suo estremo. Annette Schwarz è stato quindi un nome fondamentale nel genere, un nome che ha rappresentato l'avanguardia e che ha inevitabilmente mancato di superare le barriere del mainstream, come invece è successo a Sasha Grey e Valentina Nappi, citate nel romanzo proprio per essere state più attente a una certa cura nella comunicazione all’esterno che alla materia viva del porno.

“Questo non è un romanzo”, scrive Marco Malvestio, “questa è una lettera d’amore che prende qui e là le forme del romanzo per vedere quello che altrimenti non riuscirei a vedere”. E così l’autore utilizza la letteratura per immaginare quello che è stato di Annette Schwarz, completamente sparita dopo il suo ritiro dalle scene, riempendo i vuoti della sua biografia: la sua genesi come pornoattrice con l’esordio nel giorno stesso in cui ha compiuto 18 anni, la sua doppia vita come infermiera a Magonza, l'incontro con Rocco Siffredi nelle vesti di mentore – "Ti serve un agente. Se vuoi arrivare da qualche parte in questo ambiente, ti serve un agente"  fino all’esplosione negli Stati Uniti e l'ingresso nell’olimpo del cinema a luci rosse. E con la vita ricostruita di Annette Schwarz si alterna quella dell'io narrante, il Marco del romanzo che non per forza è il Malvestio autore: una persona incapace di vivere nel mondo reale, tra amori mai realmente corrisposti, sperimentazioni sessuali sempre più audaci, orgasmi furiosi che sospendono tutto quello che c'è intorno e un atteggiamento nichilista nei confronti del mondo del lavoro e infine della vita.

Quello che non ho potuto e non desidero esperire di persona, posso immaginarlo in queste pagine, sapendo che, per quanto perfetto possa essere il ritratto che di Annette ne emergerà (tanto perfetto da includere anche qualche difetto), potrò in ogni momento disfarlo e rifarlo da capo, e così all’infinito. Essendo la vita umana priva di scopo, non è certo una colpa inventarsene uno.

Il romanzo conserva anche diversi gradevoli, se non proprio irresistibili, sbalzi di temperatura. Tra tutti, la scena che porta il protagonista a Cerea, nel mezzo del Veneto, sulle tracce di un uomo che ha intenzione di disfarsi di una ventina di scatoloni pieni di DVD porno, “un relitto grigio come la facciata di casa sua”:

Non posso fare a meno di chiedergli: «Ma come hai fatto a mettere insieme tutta questa roba?». L’uomo ridacchia, agita la mano. «Un po’ oggi, un po’ domani…».

“Annette” arriva al finale amaro (attenzione ai post-credit) con lo sforzo di chi ha compiuto un’impresa titanica: restituire al lettore la giusta empatia, la meritata compassione nei confronti di un uomo che il mondo fuori non ci penserebbe due volte a masticare e sputare via come "incel". Sarebbe un azzardo, un errore, una violenza. Perché in fondo Annette, e torniamo ancora alle parole dell'autore, "è la solita vecchia storia, un grande classico da Petrarca a Ted Bundy – un giovane uomo si innamora di un fantasma, e ne paga le conseguenze”.

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