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Accademia della Crusca: “Usare ‘booster’ al posto di ‘richiamo’ non aiuta chi ha paura del vaccino”

L’uso della parola “booster” al posto di “richiamo” riguardo al vaccino contro il Covid farebbe più danno che altro, stando a quanto commentato dal presidente dell’Accademia della Crusca, Claudio Marazzini, professore emerito di Storia della lingua italiana nell’Università del Piemonte Orientale.
A cura di Redazione Cultura
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Photo by Michael Ciaglo/Getty Images
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L'uso della parola "booster" al posto di "richiamo" riguardo al vaccino contro il Covid farebbe più danno che altro, stando a quanto commentato dal presidente dell'Accademia della Crusca, Claudio Marazzini, professore emerito di Storia della lingua italiana nell'Università del Piemonte Orientale. Il docente lo ha dichiarato in un'intervista ad Adnkronos in cui ha spiegato che l'uso del termine inglese sarebbe "inutile e incomprensibile", nonché un'occasione mancata per aiutare gli italiani a capire meglio di cosa si stia parlando, ovvero della dose aggiuntiva di vaccino che serve ad accrescere e rinnovare gli effetti di una inoculazione precedente.

Nei media è sempre più frequente l'uso del termine inglese "booster" anche per il bisogno di non ripetere continuamente il termine "richiamo", ma gli effetti pr la comprensione totale sarebbe dannosa, e una comunicazione contorta non aiuta le vaccinazioni. Il Gruppo Incipit dell'Accademia della Crusca, nella persona del Presidente Marazzini ha detto che "la diffusione indiscriminata e acritica, tramite media, del termine ‘booster' da solo, senza l'equivalente italiano, che pure esiste, mostra che ancora una volta si è persa una buona occasione per aiutare gli italiani a capire facilmente quello che viene loro proposto, combattendo meglio, grazie a ciò che è già linguisticamente ben noto, eventuali timori o resistenze. L'abuso del termine ‘booster' rappresenta dunque prima di tutto un errore nella comunicazione sociale".

Il Presidente ribadisce che si è persa l'occasione di aiutare gli italiani "forse per ‘educarli' all'abbandono della loro lingua, o per dimostrare che l'italiano non ha parole adatte. E questo non è vero, perché richiamo, per i vaccini, esiste dalla prima del Novecento. In italiano in questi casi – ha continuato Marazzini – abbiamo sempre detto richiamo, per esempio per l'antitetanica, e nessuno ha mai contestato questo termine. Oltre che sui media, però, il termine è stato anche utilizzato in una comunicazione ufficiale, ovvero in una circolare nel Ministero della Salute del 27 settembre 2021, firmata dal direttore della Prevenzione Gianni Rezza, che però – sottolinea l'Accademia – era tra virgolette, accompagnato dalla spiegazione del termine: "In generale, la preoccupazione dell'Accademia, specialmente in relazione all'uso degli anglismi, è quella di richiamare l'attenzione di parlanti e istituzioni sul diritto di tutti i cittadini italiani alla piena comprensione di quanto espresso in contesti istituzionali ufficiali, a maggior ragione se questo riguarda la salute collettiva" conclude una nota stampa sul sito della Crusca.

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