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Costa Concordia, “tutti morti annegati, non per l’impatto sugli scogli”

“L’asfissia da annegamento è la costante causa di morte riscontrata per tutte le 32 vittime”. Lo ha detto il capitano dei carabinieri Marco Barone, teste d’accusa al processo di Grosseto. “Nessuno è morto per cause dirette legate all’impatto della nave contro gli scogli”.
A cura di B. C.
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"Nessuna delle vittime della Costa Concordia è morta per cause dirette legate all'impatto della nave contro gli scogli del Giglio, tutte hanno perso la vita per asfissia da annegamento", lo ha detto il capitano dei carabinieri Marco Barone, teste d'accusa al processo di Grosseto, contro Francesco Schettino l'ex comandante della nave da crociera naufragata il 13 gennaio 2012 di fronte all'Isola del Giglio. Nell'incidente morirono 32 persone. Tutte affogate, dunque, secondo la ricostruzione dei CC.

"Come palline del flipper" – C'è da dire che ieri in aula è stata fatta ascoltare un'intercettazione fatta dopo il naufragio, con la quale le parti civili hanno voluto mettere in evidenza le fasi drammatiche a bordo della Costa Concordia: "C'era gente che cadeva in acqua, c'era chi nuotava, altre persone sbattevano da una parte all'altra della nave come palline del flipper. Non erano solo passeggeri, c'erano anche altri dell'equipaggio, come i filippini".

Le immagini choc non saranno mostrate – Marco Barone ha avuto il compito di identificare le vittime e di ricostruire dinamica e cause dei decessi. L'ufficiale era il comandante della compagnia dei carabinieri di Orbetello (Grosseto) quando avvenne l'incidente. Le immagini del ritrovamento dei 31 cadaveri della Costa Concordia (sulle 32 vittime del naufragio, c'è sempre un disperso, l'indiano Russel Rebello) sono troppo dure e raccapriccianti: per questo, anche per rispetto dei familiari, non saranno mostrate oggi in tribunale.

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