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Cos’è la tassa sui defunti e perché si paga solo in alcuni comuni italiani

In molte città italiane i cittadini devono versare un contributo al comune quando muore un loro caro, per lo svolgimento del funerale, per la cremazione del cadavere e, in alcuni casi, anche solo per far visita alla salma dopo il funerale. Il concetto di ‘tassa sui morti’ o ‘tassa sui defunti’, quindi, varia da comune a comune, ma manca una legge nazionale che disciplini l’attività funeraria.
A cura di Stefano Rizzuti
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Sulla cremazione, sull’ultimo saluto ai propri cari, sui loculi o sulla tumulazione: cambiano forma e sostanza da comune a comune, ma le tasse sui morti sono una costante presente in tutta Italia, da Nord a Sud. Un contributo che bisogna versare al comune quando una persona vicina decede e deve esser seppellita. Ma in cosa consista esattamente questa ‘tassa sui defunti’ è appunto la singola amministrazione comunale a deciderlo: con lo scopo di offrire una adeguata manutenzione dei cimiteri di ogni singola città. Parliamo di un diritto che ogni comune ha e che può essere diverso per ogni amministrazione: così c’è chi chiede 100-200 euro per seppellire un defunto, chi non chiede nulla fatta eccezione per il pagamento della marca da bollo e chi istituisce una imposta annuale da far pagare a tutti i cittadini.

Non esiste una sola tassa sui defunti in Italia, quindi, ma una materia legislativa con centinaia, se non migliaia, di diverse sfaccettature. Per questo durante la scorsa legislatura Stefano Vaccari, senatore del Pd, ha proposto un disegno di legge che prevedeva una nuova disciplina delle attività funerarie, una sorta di testo unico che avrebbe introdotto anche una tassa sui morti unica per tutti i comuni, con un contributo di 30 euro per ogni funerale, “un contributo per i comuni che le amministrazioni hanno già in misura maggiore”, come spiega a Fanpage.it lo stesso Vaccari. A chiarire come funziona attualmente il sistema italiano sul tema è lo stesso Vaccari: “Ci troviamo di fronte a comportamenti molto diversi, in forme e quantità diverse, ma anche con scopi diversi. Il nostro era un contributo unico. Il range attualmente va dai 100 ai 300 euro, uno standard che varia da comune a comune. Oggi ci sono singoli contributi per tumulazione e funerale, altri vengono chiesti alle imprese funerarie”. E non solo.

Le tasse sui defunti: i casi da città a città

Solo pochi mesi fa è salita alla ribalta la questione della tassa sui morti a Roma. Se ne parlò per un lieve aumento (di soli due euro) sul “commiato effettuato in giornate successive all’entrata della salma in cimitero”. Una tassa prevista da anni e che la giunta guidata da Virginia Raggi ha leggermente aumentato, arrivando a un prezzo di poco meno di 250 euro, iva compresa. A Roma, quindi, se si vuole salutare un parente o un amico defunto il giorno dopo il suo ingresso al cimitero, si deve pagare questo contributo. Così come si paga, per esempio, un loculo provvisorio per un anno fino a 490 euro. Tasse di questo tipo, comunque, esistono da anni e si affiancano a tariffe relative ai servizi funebri e cimiteriali.

A Latina esiste una vera e propria tassa sui loculi: 15 euro che vanno pagati al comune per gli intestatari dei loculi del cimitero cittadino. Contributo che nasce da un accordo tra l’amministrazione e la società che ha allargato il cimitero, così i cittadini pagano 15 euro l'anno più Iva per ogni defunto. A Bergamo si paga, invece, il ricevimento delle salme, per un costo di 120 euro. In Emilia Romagna la regione ha legiferato sul tema, ma lasciando comunque margini ai singoli comuni: così c’è chi impone una imposta da 131 euro, come a Parma, chi da 113 come a Rimini o chi fa pagare molto meno.

Un caso ancora diverso è quello di Livorno, dove il sindaco Filippo Nogarin ha deciso di procedere con il reddito di cittadinanza locale finanziandolo – nel bilancio di previsione – con 230mila euro provenienti dall’aumento delle tariffe comunali sui diritti d’ingresso per la cremazione di salme provenienti da fuori comune, con prezzi che passavano dai 15 ai 100 euro per salma. A Vittorio Veneto, invece, qualche anno fa è stata introdotta una tassa per tenere in casa l’urna con i resti di un defunto cremato, per un costo di 33 euro a cui aggiungere quello delle due marche da bollo.

La proposta di legge sulle attività funebri

Il disegno di legge proposto da Vaccari aveva l’obiettivo di disciplinare le attività funerarie e riorganizzare il settore dei funerali. Il testo si è arenato in commissione Igiene e Sanità del Senato. “La legge è morta”, spiega a Fanpage.it con una battuta lo stesso Vaccari, spiegando che le associazioni di categoria stanno comunque “cercando di legiferare sul tema”. “Era una legge organica – sottolinea l’ex senatore del Pd – che riguardava tutti gli aspetti dell’attività funeraria” e che prevedeva un “fondo per la manutenzione dei cimiteri” di 30 euro. Quella che è stata poi definita la tassa sui morti.

La legge si è bloccataper un ingorgo in commissione che non ha aiutato: ci sono stati provvedimenti ritenuti più urgenti”, come nel caso, per esempio, del decreto vaccini. Secondo Vaccari, comunque, le forze politiche “erano favorevoli, a parte qualche critica”. Per questo la speranza che la legge venga tirata nuovamente fuori ancora c’è. L’ex senatore del Pd si augura che Luigi Gaetti, esponente della commissione in Senato e ora sottosegretario nel governo Conte, “riesumi la proposta” che “potrebbe anche tornare in altra forma”. Vaccari spiega ancora che “le resistenze a questa legge sono state espresse anche perché la situazione attuale fa comodo a imprese border line”, perché la proposta “aveva l’obiettivo dell’emersione dell’evasione fiscale”. Ma – è il caso di dirlo – il testo non è ancora seppellito e l’idea di regolamentare il settore con una legge organica (che ad oggi manca, facendo la giurisprudenza in materia riferimento al regolamento della polizia mortuaria o a norme del primo dopoguerra), che ponga tutti i comuni sullo stesso piano in Italia, non è del tutto accantonata.

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