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Cosa non quadra nei conti del programma del M5S

Una delle voci contenute nel programma presentato da Di Maio è la riduzione del rapporto debito/Pil di 40 punti. Ma quest’obiettivo è compatibile con il programma di investimenti, o con il costo di altre misure, come l’abolizione della legge Fornero? Lo abbiamo chiesto all’economista Francesco Daveri.
A cura di Annalisa Cangemi
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I 20 punti di Di Maio, presentati domenica, prevedono tra le altre proposte l'abolizione della legge Fornero, una riduzione di 40 punti del rapporto debito pubblico/Pil  in 10 anni, l'introduzione del reddito di cittadinanza, un piano di investimenti in settori strategici come le energie rinnovabili, manutenzione del territorio, contrasto al dissesto idrogeologico, adeguamento sismico, banda ultra larga, mobilità elettrica.

Ma i conti non tornano. Come si può conciliare un programma che solo per le misure già calcolate e quantificabili prevede un costo almeno di 140 miliardi con la riduzione di 40 punti del rapporto debito/Pil, obiettivo già di per sé difficile da raggiungere? Ripercorrendo i punti elencati da Di Maio occorrerebbro 29 miliardi (secondo lavoce.info) per il reddito di cittadinanza, 50 miliardi per gli investimenti, 17 miliardi destinati alle famiglie, 20 miliardi per quota 100 e quota 41, 1 miliardo per le 20mila assunzioni promesse, 6 miliardi per no tax area estesa fino a 10mila euro, 12 miliardi per riduzione Irpef. Abbiamo chiesto a Francesco Daveri, economista e docente della Università Bocconi, di commentare tre proposte e di valutarne la sostenibilità.

Ridurre il rapporto debito/Pil del 40% in 10 anni

"Questo è un obiettivo ambizioso" – ha spiegato Daveri – "Il ragionamento del M5S si fonda sulla speranza che tutte queste misure elencate producano un aumento del Pil che possa essere superiore all'aumento del debito che loro stanno immaginando. Per cui se il totale delle misure da loro proposte costa circa 140 miliardi, se consideriamo che il debito dell'Italia è di 2300 miliardi circa, significa aumentare del 6% il debito. E quindi se loro dicono di voler ridurre di 40 punti il rapporto debito/Pil, vuol dire che si aspettano che il Pil aumenti del 46% in dieci anni (46 meno 6 dà 40). Il M5S sta parlando del Pil comprensivo dell'inflazione. Se l'inflazione cresce dell'1% in un anno, con le loro misure magari sperano di far crescere il Pil del 2% l'anno, si può pensare che il Pil crescerebbe del 3% l'anno. Moltiplicandolo per 10 anni otteniamo al massimo un 30%, o poco più. Mi sembra comunque un calcolo molto ottimistico quello del M5S, anche solo algebricamente è una cifra incredibile". E poi rimane il fatto che non è detto che ingenti investimenti pubblici o una riduzione delle imposte si traducano necessariamente nel risultato sperato.

L'abolizione della legge Fornero

"Mi sembra che la legge Fornero abbia un principio, a mio avviso condivisibile: occorre agganciare in modo automatico l'aumento dell'età pensionabile all'aumento dell'aspettativa di vita. Se viviamo fino a 90 anni non possiamo continuare ad andare in pensione a 60 anni. In un sistema contributivo l'unico modo per farlo è pagare sempre più soldi come contributi durante la vita lavorativa, oppure bisogna andare in pensione un po' più tardi, cercando di non farsi tassare selvaggiamente il proprio reddito del lavoro. Chiaramente bisogna in certi casi tenere conto di alcune categorie di lavoro più usuranti, o di persone che hanno iniziato molto presto a lavorare. Ma detto questo, il principio della legge Fornero non dovrebbe essere scardinato. È prima di tutto un principio di buon senso, prima che di economia". Ma per poter trovare la copertura per abolire la Legge Fornero, che vale 25 miliardi, il M5S ha proposto di tagliare le pensioni d'oro, sopra i 5mila euro netti. L'economista Francesco Giavazzi, ma non solo lui, ha calcolato che tagliando le pensioni sopra i 5mila euro, e portandole a zero, si recupererebbero solo 4 miliardi: "Non ho capito da dove Luigi Di Maio abbia tirato fuori il suo calcolo sul taglio delle pensioni d'oro" – ha detto Daveri –"Mi sembra sia stata una formula un po' furbetta. Come ha detto Giavazzi togliere del tutto la pensione a qualcuno sarebbe incostituzionale: se uno ha dato dei contributi in modo commisurato non può non riavere indietro quanto ha pagato sotto forma di tasse". Per raggiungere la cifra dei 25 miliardi, secondo Giavazzi, sarebbe necessario tagliare di un terzo le pensioni d'oro sopra i 2370 euro netti.

Reddito di cittadinanza

Per un errore di calcolo, evidenziato da Daveri insieme al collega economista Massimo Baldini, il reddito di cittadinanza non costerebbe 15 miliardi, come ha detto il M5S, bensì il doppio, 29 miliardi. Nell'appendice esplicativa al disegno di legge, un documento redatto dai grillini come esempio, nel calcolare il reddito effettivo delle famiglie potenziali destinatarie del provvedimento, il Movimento ha conteggiato anche una voce, il cosiddetto "affitto figurativo". Ma cosa è? "L'Istat in pratica, per fare un calcolo dei redditi presunti degli italiani, contabilizza una sorta di "reddito psicologico", ma è un reddito che non esiste. Per esempio, se uno abita nella prima casa può potenzialmente affittarla, e quindi incassare dei soldi, ma non è un reddito che realmente ha a disposizione" – ha spiegato Daveri – "Però il reddito figurativo non influenza positivamente il reddito familiare. Il M5S sommando anche i redditi figurativi ai redditi veri, fa sì che la platea di famiglie da portare fuori dalla soglia di povertà relativa sia molto più piccola di quella contenuta nel disegno di legge, in cui si parla invece di "reddito effettivo".

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