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Convenzione per le riforme, Renzi stoppa Berlusconi

Il Sindaco di Firenze dice no al Cavaliere come guida del nuovo organismo: “Un conto è fare un governo con il Pdl altro è dare la Convenzione a Berlusconi”.
A cura di Antonio Palma
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Messo da parte il delicato capitolo sottosegretari e viceministri, nei prossimi giorni il governo Letta dovrà affrontare il ben più complicato nodo della Convenzione per le riforme. Pd e Pdl sono già ai ferri corti sulla composizione del gruppo di lavoro e dopo l'autocandidatura ad assumere la guida da parte di Silvio Berlusconi oggi arriva l'altolà di Matteo Renzi. Come racconta Repubblica il Sindaco di Firenze non vuole trasformare la già ingombrante figura del Cavaliere in un padre costituente per le nuove riforme e si oppone a qualsiasi incarico del leader del Pdl nella Convenzione. "Ora non esageriamo, un conto è fare un governo con il Pdl perché non ci sono alternative, altro è dare la Convenzione a Berlusconi" avrebbe spiegato Renzi ai suoi anche perché le due cose secondo lui devono seguire due linee distinte e separate. Una clausola sulla nomina di Berlusconi alla guida della nuova commissione "non può rientrare negli accordi di governo" ha insistito Renzi trovando sponda in molti rappresentanti del Pd.

Letta lavora all'intesa – Nel Partito Democratico infatti sono in molti a temere che il nuovo organismo per le riforme si trasformi in un palcoscenico per Berlusconi e puntano invece ad un nome terzo rispetto alle parti. Dal suo canto il Pdl chiede un ruolo di primo piano e per il momento non rinuncia all'ipotesi Berlusconi come guida del gruppo. Il Premier Letta per il momento non si pronuncia ufficialmente tessendo la trama in segreto con l'obiettivo di serrare le file senza scontri evidenti. L'idea al momento è quella di rinunciare al premio di maggioranza e collegare i membri non al numero di parlamentari ma alla percentuale di voti che rispecchi i veri rapporti di forza del paese.

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