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Confcommercio: “In 20 anni le tasse locali più che triplicate”

Uno studio Confcommercio rivela che tra il 1995 e il 2015 la pressione fiscale in Italia è passata da 228 a 393 miliardi di euro, boom delle tassi locali.
A cura di Antonio Palma
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I cittadini italiani si confermano ancora un volta tra i più tartassati del mondo in materia fiscale. Come riporta uno studio di Confcommercio, infatti, negli ultimi venti anni, cioè tra il 1995 e il 2015, le tasse centrali e quelle locali sono cresciute complessivamente di ben 92 punti percentuali, passando da 258 a 496 miliardi di euro, con una pressione fiscale salita dal 40,3% al 43,7%. In particolare in questo periodo vi è stato un vero e proprio boom delle tasse locali che di fatto sono più che triplicate passando da 30 a 103 miliardi, vale a dire un incremento del 248%. Secondo questi dati, presenti nel rapporto "Finanza pubblica e tasse locali" del Centro studi di Confcommercio-Cer presentato questa mattina dal presidente dell’organizzazione, Carlo Sangalli, quindi sembra pienamente confermata la lettura secondo la quale il taglio agli enti locali messo in atto dal governo centrale per limitare la spesa pubblica si sia poi riflesso sui cittadini.

Nel dettaglio, i dati della ricerca infatti indicano che l'impennata maggiore vi è stata proprio negli ultimi anni, tra il 2011 e il 2015. In questo periodo le imposte sugli immobili in effetti sono cresciute del 143%, passando da 9,8 miliardi a 23,9 miliardi di euro, mentre la tassa dei rifiuti è cresciuta del 50%. Anche se ci sarà una riduzione grazie alla tassa sulla prima casa, secondo le stime di Confcommercio nel 2016 le due componenti aumenteranno ancora e le imposte sugli immobili e sui rifiuti cresceranno complessivamente dell'80% rispetto al 2011, passando da 15,4 miliardi a 27,8 miliardi di euro. A livello territoriale, tra le 21 città prese in esame, le tre più care sono Roma, Campobasso e Napoli, mentre le tre migliori sono Trento, Bolzano e Cagliari.

"La via è una e obbligata: un controllo serrato della spesa in generale, applicazione rigorosa del criterio dei fabbisogni e dei costi standard, maggiore coordinamento tra i vari livelli di governo. Meno spesa pubblica e meno tasse è la ricetta di un Paese più dinamico e più equo che vuole tornare a crescere e che vuole scongiurare definitivamente il ricorso alle clausole di salvaguardia", ha dichiarato il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, concludendo: "Le nostre imprese non possono più pagare il conto di enti pubblici inefficienti e non vogliono subire trattamenti discriminatori sui pagamenti locali".

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