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Christo impacchetta l’Arco di Trionfo di Parigi: ecco perché

Si annuncia come uno dei progetti più importanti del prossimo anno: nell’aprile 2020 Christo tornerà a Parigi con una monumentale opera di Land Art, “impacchettando” con migliaia di metri quadrati di plastica (riciclabile) l’Arco di Trionfo. L’opera riprende la riflessione, interrotta nel 2009, sul forte valore simbolico dei luoghi e sul rapporto dell’uomo con essi che Christo iniziò negli anni Settanta.
A cura di Federica D'Alfonso
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Nel 2020 Christo sarà a Parigi con una nuova installazione: impacchetterà l'Arco di Trionfo.
Nel 2020 Christo sarà a Parigi con una nuova installazione: impacchetterà l'Arco di Trionfo.

Dopo lo straordinario successo di The Floating Piers, la passerella galleggiante installata sul Lago d’Iseo nel 2016, Christo torna a far parlare di sé con un’altra opera insolita: nel 2020 l’artista statunitense sarà a Parigi, dove “impacchetterà” l’Arco di Trionfo. Un progetto importantissimo, che riprende la riflessione iniziata negli anni Settanta con l’impacchettamento di altri celebri monumenti nazionali in tutto il mondo, e che per due settimane lascerà i francesi senza uno dei simboli più importanti della loro identità storica e culturale.

L’Arco di Trionfo impacchettato: da luogo simbolo a non-luogo

L'imballaggio del Pont Neuf di Parigi, realizzato da Christo nel settembre del 1985.
L'imballaggio del Pont Neuf di Parigi, realizzato da Christo nel settembre del 1985.

Si tratterà, come sempre, di un’installazione temporanea, visibile soltanto dal 6 al 19 aprile del 2020. L’Arco di Trionfo, costruito da Napoleone dopo la battaglia di Austerlitz, verrà interamente ricoperto di polipropilene riciclabile per un totale di 25 mila metri quadrati, tenuti insieme da 7 chilometri di corda rossa. Nessun finanziamento pubblico per la realizzazione dell’opera: come ogni suo progetto, Christo realizzerà l’enorme imballaggio solo ed esclusivamente con i ricavi della vendita di disegni, collage e modellini realizzati ad hoc.

Per due settimane i parigini perderanno completamente uno dei punti di riferimento del loro rapporto con la città e la sua storia: è questo uno dei significati nascosti dietro l’arte dell’imballaggio che contraddistingue l’opera di Christo fin dagli anni Settanta. Da luogo simbolo della storia del paese Place Charles-de-Gaulle diventerà un “non-luogo”, direbbe Marc Augé: senza identità, né richiami al passato, né potenzialmente capaci di creare relazioni fra gli individui. La gigantesca rotonda che immette sui viali degli Champs-Élysées sarà soltanto una rotonda: un luogo di passaggio senza alcuna funzione simbolica.

Christo: il ritorno alle origini e la mostra al Centre Pompidou

Il "Running Fence", l'imballaggio di quaranta chilometri realizzato da Christo fra il 1972 e il 1976 in Colorado.
Il "Running Fence", l'imballaggio di quaranta chilometri realizzato da Christo fra il 1972 e il 1976 in Colorado.

Con questo progetto Christo ritorna alle origini della sua arte: fu proprio con l’impacchettamento di oggetti comuni come tavoli, bottiglie e bidoni che l’artista, ancor prima di stringere il sodalizio intellettuale e sentimentale con Jean-Claude, inizia a diventare famoso nell'ambiente artistico parigino del Nuveau Réalisme. E fu proprio insieme a sua moglie che l’artista bulgaro naturalizzato statunitense realizzerà alcuni dei più famosi “impacchettamenti” della storia: il Pont Neuf parigino, il Reichstag di Berlino, le Montagne Rocciose del Colorado e, non ultimi, il monumento a Vittorio Emanuele II situato in piazza del Duomo a Milano e Porta Pinciana, a Roma.

È dal 2009, ovvero dalla morte della moglie, che Christo non si dedicava a questa particolarissima forma d’arte che negli anni lo ha reso famoso: il progetto dell’Arco di Trionfo verrà realizzato, non a caso, in concomitanza con una importante retrospettiva organizzata nel Centre Pompidou dal 18 marzo al 15 giugno 2020, che ripercorrerà gli anni parigini di Christo e il suo rapporto con la Land Art.

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