367 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Omicidio di San Sepolcro, Catia conosceva il suo assassino: “Le ha sfondato il cranio”

Sotto la lente degli inquirenti la cerchia di conoscenze della quarantenne di Sansepolcro trovata morta lo scorso 12 luglio nella zona del Ponte del Diavolo. Sarebbe stata una persona vicina a Catia ad aggredirla e massacrarla con un oggetto contundente. Sia l’arma sia il cellulare della vittima sono stati portati via dalla scena dall’assassino.
A cura di Angela Marino
367 CONDIVISIONI
Catia Dell'Omarino, la 40enne uccisa a Sansepolcro
Catia Dell'Omarino, la 40enne uccisa a Sansepolcro

Si accendono i riflettori sulla cerchia di amici, parenti e conoscenti di Catia dell'Omarino, la 40 trovata morta con la testa fracassata sul greto del fiume Anfra, nella notte tra lunedì 11 e martedì scorso 12 luglio, a Sansepolcro (Arezzo). Le indagini coordinate dal pm Julia Maggiore individuano l’assassino in una persona vicina alla quarantenne di Sansepolcro. Intanto, l’autopsia sul corpo di Catia ha accertato quanto appariva chiaro già da un primo esame esterno del corpo: i due fori presenti nella testa (uno sulla fronte e l’altro dietro un orecchio) sono stati prodotti da un oggetto contundente come un martello, un sasso o una mazza. L’esame condotto da Marco Di Paolo, patologo lo dell'università di Pisa, ha permesso di escludere che si trattasse di ferite prodotte da colpi di pistola. È caccia anche al Dna dell’assassino di Catia. Gli inquirenti sono alla ricerca di tracce biologiche: sotto la lente, capelli, peli, frammenti di pelle e altre tracce organiche trovate sulla scena.

Ritrovamento del corpo
La dinamica
Il movente
La vittima

Il corpo ritrovato a "Ponte del Diavolo"

Il corpo di Catia è stato ritrovato sul greto del torrente Afra al "Ponte del Diavolo", a San Francesco, nel quartiere Riello della cittadina di Sansepolcro (Arezzo). Aveva il volto sfigurato e rivolto verso l’alto. A fare la macabra scoperta sono stati alcuni passanti, la mattina del 12 luglio. Le prime ricerche condotte dai carabinieri della locale stazione e dai militari della compagnia di Arezzo individuano la Citroen rossa della donna parcheggiata nella zona della piscina di Sansepolcro lontana, diversi chilometri dal luogo del ritrovamento.

La dinamica: uccisa a martellate

Dapprima si pensa a un incidente o un suicidio, ma le lesioni sul corpo della donna suggeriscono ben presto un’altra ipotesi: Catia è stata colpita più volte, massacrata a martellate o con un oggetto trovato sulla scena. Sul posto, infatti, i carabinieri del Ris di Firenze non trovano bossoli e le ferite sulla testa di Catia parlano di un assalto feroce cruento. La dinamica del delitto, ma anche altri particolari confermano agli investigatori il movente passionale da subito ipotizzato e anche un altro dato: la vittima conosceva il suo assassino. L’auto di Catia, a bordo della quale era stata fermata la sera prima da una pattuglia dei carabinieri, infatti, è troppo lontana dal luogo del crimine. Come è arrivata allora Catia al ponte del Diavolo? È stata condotta lì con la forza dal suo assassino? Gli inquirenti lo escludono. Catia potrebbe essere salita nell’auto del suo aggressore di sua volontà, addirittura, potrebbe aver concordato con lui un appuntamento.

Movente passionale: Catia conosceva l'assassino

Il giorno dopo l’omicidio una persona viene attenzionata dagli inquirenti come potenziale sospettato. La posizione viene verificata e i sospetti cadono immediatamente: si tratta di una falsa pista e gli investigatori dovranno ricominciare tutto da zero. Intanto si cercano le immagini delle telecamere di videosorveglianza delle zone attraversate da Catia la sera prima e sopratutto vengono passati al setaccio i tabulati telefonici del cellulare. Ma c’è un particolare inquietante: chi ha ucciso Catia si è portato via anche il suo telefono. Cosa voleva nascondere l’assassino? C’erano documenti, foto, materiali compromettenti che avrebbero potuto far risalire alla sua identità.

Le ultime ore di Catia: cosa ha fatto prima di morire

Alle 9 di sera esce di casa, a un chilometro da dove è stato ritrovato il cadavere, a San Giustino dove aveva lasciato la madre dopo cena. Alle 22 viene fermata da una volante dei carabinieri per un normale controllo nella frazione Lama di San Giustino. Alle 22 Catia era ancora viva e diversi testimoni riferiscono di averla vista fino alle 24, sempre a Lama. Il buio inizia dalla mezzanotte. Da ore Catia non dà notizie a sua madre, che con il trascorrere delle ore, allarmata, chiama l’altro figlio. Sono le tre di notte, il cellulare di Catia è spento. I due allertano le forze dell’ordine ma non ci vorrà molto perché abbiano la tragica conferma dei loro sospetti: a Catia è successo qualcosa di brutto, qualcuno le ha fatto del male. L’indomani arriva alla famiglia la notizia che il corpo della quarantenne è stato trovato sul fondo di una scarpata, sul greto del fiume, a pochi passi da casa.  La finestra del delitto, dunque, si colloca nelle quattro ore dopo la mezzanotte. Catia dell'Omarino, 40 anni, viveva in zona San Giustino a Sansapolcro. Era disoccupata e viveva con la anziana madre. Si guadagnava da vivere con piccoli lavori (negli ultimi tempi era stata impiegata in una stireria). Lo scorso marzo era stata indagata per piccoli furti. Molto conosciuta nella cittadina della Valtiberina, era solita frequentare in particolare tre bar: in nessuno di questi è stata vista la sera dell'omicidio.

367 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views