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Caso Giuseppe Uva, la sorella Lucia a processo. “Diffamò poliziotti a carabinieri”

Domani inizia il processo a carico di Lucia va, sorella di Giuseppe, morto nel 2008 dopo essere stato fermato da carabinieri e polizia a Varese.
A cura di Davide Falcioni
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A pochi giorni di distanza dalla discussa sentenza di assoluzione per i sei poliziotti e i due carabinieri accusati dell'omicidio di Giuseppe Uva si torna in un'aula di tribunale, ma a salire sul banco degli imputati stavolta è Lucia Uva, sorella dell'uomo morto dopo un arresto: la donna domani dovrà infatti comparire davanti ai giudici e rispondere dell'accusa di aver diffamato, nel 2013, i militari ed agenti di polizia che all'epoca erano ancora sotto processo. La donna scrisse delle frasi su facebook e rilasciò delle dichiarazioni ritenute diffamatorie dagli alora imputati durante la trasmissione televisiva Le Iene. Già all'epoca al suo fianco si schierò Luigi Manconi, senatore del PD: "Se Lucia è responsabile – disse – io mi dichiaro corresponsabile e correo". Domani è prevista la requisitoria del pubblico ministeri di Varese Giulia Troina.

Eppure la rabbia di Lucia Uva era tutto fuorché incomprensibile. Suo fratello Giuseppe, infatti, la notte del 14 giugno del 2008 venne fermato e trasportato in una caserma dei Carabinieri di Varese perché, insieme all'amico Alberto Biggiogero, entrambi ubriachi, stavano spostando delle transenne per il traffico. I familiari di Uva, con la sorella in testa, hanno sempre sostenuto che l'uomo fosse stato picchiato a morte dai militari che l'avevano arrestato, mentre i legali di questi ultimi hanno sostenuto la tesi che il 43enne fosse deceduto a causa di una patologia cardiaca. Venerdì gli imputati sono stati assolti. Secondo il procuratore Daniela  Borgonovo "non ci fu un pestaggio di Giuseppe Uva", perchè "i testimoni che avevano raccontato di percosse o hanno ritrattato, o sono stati smentiti dai fatti". Il magistrato non ha lesinato critiche ai precedenti inquirenti il cui lavoro era stato contraddistinto da "omissioni e anomalie", come la mancata, tempestiva iscrizione nel Registro degli indagati degli imputati (iscritti solo nel 2013).

La sentenza di assoluzione ha suscitato non poche polemiche, con Ilaria Cucchi – sorella di Stefano – che ha dichiarato: "Dai magistrati mi aspetto che spieghino come possa un cittadino essere trascinato in caserma contro la sua volontà senza che ve ne siano i legittimi motivi. Mi aspetto che si dica alla sua famiglia e a tutti noi cosa ‘non sussiste'. Non sussiste che il povero Giuseppe sia stato percosso? Non sussiste che il povero Giuseppe al termine di quella notte sia morto senza alcuna spiegazione?".

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