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Calabria: ucciso da un’autobomba per un terreno conteso. Sei arresti

Sei persone sono state tratte in arresto in relazione all’omicidio di Matteo Vinci, fatto saltare su un’autobomba il 9 aprile scorso dai membri di una cosca della ndrangheta di Limbaldi.
A cura di Davide Falcioni
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Sei persone sono state poste in stato di fermo in seguito a un'operazione del Nucleo investigativo di Vibo Valentia e del Ros.  I fermi sono scaturiti dalle indagini condotte dai carabinieri e coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro sull'omicidio, avvenuto il 9 aprile scorso proprio a Limbadi, di Matteo Vinci ed il il ferimento grave del padre Francesco, tuttora ricoverato nel Centro grandi ustionati di Palermo, a causa dell'esplosione di una bomba collocata sotto la loro automobile. Tra i fermati, che sarebbero esponenti della cosca Mancuso della ‘ndrangheta con i quali la famiglia Vinci avrebbe avuto contrasti in relazione alla mancata vendita di un terreno, ci sono anche i presunti mandanti ed esecutori dell'omicidio.

In manette sono finiti Rosaria Mancuso, 63 anni, il marito Domenico Di Grillo, 71 anni, Lucia Di Grillo, 29 anni, figlia di Rosaria Mancuso ed il marito Vito Barbara in foto, 28 anni, tutti di Limbadi. Fermati inoltre: Rosina Di Grillo, 38 anni, di Limbadi, sorella di Lucia, e Salvatore Mancuso, 46 anni, di Limbadi, fratello di Rosaria Mancuso.

Il barbaro attentato alla vita di Matteo Vinci risale al 9 aprile scorso. L'uomo, candidato alle elezioni comunali, è saltato in aria a causa di un'autobomba piazzata nel bagagliaio della sua automobile, una Ford Fiesta. L’ordigno gli avrebbe fratturato le gambe, impedendogli di uscire dall'abitacolo, nel giro di pochi minuti completamente avvolto dalle fiamme. L’allarme è stato il padre dell’uomo, che dopo il boato ha chiamato la moglie chiedendole di avvertire i soccorsi, che però non hanno potuto che constatare il decesso di Vinci. Ben presto è stato chiaro che il delitto è stato una vendetta della famiglia Mancuso, potente cosca della ‘ndrangheta e vicina di casa dei Vinci. Sara Mancuso, sorella dei boss dell’omonimo casato mafioso, è proprietaria di alcuni terreni confinanti con il campo di Vinci e secondo gli inquirenti la donna avrebbe messo gli occhi su quelle zolle, che tuttavia i Vinci non avevano intenzione di cedere. Frizioni che nel tempo erano aumentate di intensità scaturendo in una violenta rissa lo scorso anno e, con ogni probabilità, nell'attentato sell'aprile scorso.

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