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Bombarda di messaggi l’ex che l’ha lasciata e i suoi familiari: “Abbiamo pensato al suicidio”

Denise Lee è stata accusata di stalking e minacce. La 39enne australiana, radiologa, avrebbe inviato decine di migliaia di messaggi al suo ex fidanzato, ai suoi familiari, alla sua nuova compagna e anche ai colleghi e ai genitori di quest’ultima. “Sms così penosi che alcuni hanno pensato di farla finita” ha detto alla Corte il sergente Amin Assaad.
A cura di Biagio Chiariello
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Oltre 9mila messaggi in otto mesi. Denise Lee, radiologa australiana di 39 anni, ha bombardato il suo ex, Mathew Holberton, tanto da indurlo a pensare al suicidio. Non solo: avrebbe anche minacciato i suoi familiari, la sua nuova ragazza e la famiglia di quest’ultima con sms e email ostili. La donna deve rispondere di diversi capi d’accusa, tra cui stalking e intimidazione con l'intento di causare danni fisici. Quando la Lee è stata arrestata, è stata trovata in possesso delle immagini dei social network di Mr Holberton. Sul suo cellulare aveva raccolta anche informazioni sui suoi amici.

Lunedì, in tribunale, il sergente maggiore Amin Assaad ha detto alla Corte che la Lee e il signor Holberton si erano conosciuti su Tinder, la nota app per incontri, nel 2015. La coppia ha avuto un "rapporto molto, molto breve", prima che Holberton lasciasse Sydney per Melbourne nel febbraio 2016. Ha iniziato ad uscire con una donna, che era dottoranda all'Università di Melbourne. Nel giugno dello stesso anno, Lee avrebbe iniziato la sua campagna ‘d’odio/amore’ digitale, inviando ad Holberton, alla sua nuova fidanzata e ai colleghi di quest’ultima migliaia e migliaia di messaggi oltre ad un centinaio di email anonime.

La Corte ha appresa che la corrispondenza era “così penosa” che alcune delle presunte vittime di Lee stavano pensando al suicidio. Secondo il Sgt Assaad le e-mail “mettono in dubbio l'integrità, l'aspetto e la relazione della sig.ra Dempster con il signor Holberton”. Diversi messaggi sarebbero stati inviati anche alla madre della signora Dempster, Robin Bell, ai colleghi della signora Bell alla Monash University, a suo padre, a Robert, e ai colleghi dell’uomo. Assaad ha detto alla corte che il comportamento della Lee era "nient'altro che stalking".La 39enne si è dichiarata non colpevole. Il processo continua.

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