Baby Squillo, ondata di patteggiamenti. Indagato anche un dirigente ministeriale

Si avvicina l'epilogo della vicenda delle "baby squillo" del quartiere Parioli, a Roma. La stragrande maggioranza dei 60 clienti finiti nel registro degli indagati con l'accusa di prostituzione minorile è a caccia di sconti di pena: quasi tutti, pur di non vedersi "imbrattata" l'immagine (ci sono anche alcuni vip) è pronta a richiedere riti alternativi che vedano pene ridotte in caso di ammissione di colpevolezza. In questo senso tre patteggiamenti sono stati già concordati ma molti altri sono in via di definizione: i giudici sono orientati comunque a infliggere condanne inferiori a un anno con l'aggiunta di una pena pecuniaria variabile tra i 1.500 e i 6mila euro. Tra coloro che non intendono patteggiare c'è anche Mauro Floriani, il marito di Alessandra Mussolini che rischia di finire a processo con rito ordinario: l'uomo, infatti, è convinto di non aver commesso alcun reato perché – afferma – "consideravo la ragazza che ho visto maggiorenne".

Il caso, dunque, si avvia alla chiusura: gli indagati sono in totale una settantina, otto dei quali sono stati arrestati soprattutto tra gli sfruttatori. In questo quadro molti altri clienti, temendo il rischio di finire nel registro degli indagati, sarebbero pronti a raccontare tutto. Intanto Maria Monteleone e Cristiana Macchiusi, rispettivamente procuratore aggiunto e pubblico ministero titolari dell'inchiesta, starebbero valutando la posizione di un dirigente ministeriale che avrebbe favorito gli incontri tra le baby squillo e alcuni cliendi ottenendo, in cambio, prestazioni sessuali gratuite. L'uomo sarebbe accusato di sfruttamento della prostituzione minorile.