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Yara Gambirasio, perché il gip ha chiesto di indagare la pm Ruggeri per depistaggio sul dna di Bossetti

Il gip di Venezia ha chiesto di indagare la pm Letizia Ruggeri per depistaggio in merito alla presunta non corretta conservazione dei 54 campioni di Dna ritrovati sul corpo di Yara Gambirasio, per il cui omicidio è stato condannato all’ergastolo Massimo Bossetti.
A cura di Chiara Ammendola
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Yara Gambirasio
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Indagare la pm di Bergamo Letizia Ruggeri per depistaggio in merito alla presunta non corretta conservazione dei 54 campioni di Dna ritrovati sul corpo di Yara Gambirasio, la 13enne di Brembate di Sopra uccisa nell'autunno 2010. È questa la richiesta che arriva dal gip di Venezia Alberto Scaramuzza che ha ordinato la trasmissione degli atti al pm della procura veneta così da iscrivere nel registro degli indagati la pm Ruggeri che al tempo si è battuta strenuamente per cercare la verità sull'omicidio di Yara.

Il giudice ha così risposto alla denuncia e all'atto di opposizione presentati dagli avvocati difensori di Massimo Bossetti, condannato in via definitiva all'ergastolo, "in buona parte indirizzati nei riguardi proprio di comportamenti del pm Letizia Ruggeri". Da qui "la necessità di un'estensione soggettiva dell'iscrizione nei suoi confronti" in relazione al reato di frode in processo penale e depistaggio (articolo 375 del codice penale), reato punito con il carcere da 3 a 8 anni, per chi "immuta artificiosamente il corpo del reato ovvero lo stato dei luoghi, delle cose o delle persone connessi al reato" (comma 1).

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Una scelta che ha come finalità quella di "permettere al pm una compiuta valutazione anche della sua posizione in relazione a tutte le doglianze dell'opponente, che richiedono un necessario approfondimento, sia al fine di permettere alla stessa un'adeguata difesa", si legge nel dispositivo con cui il giudice veneto ha invece ordinato l'archiviazione per il presidente della Prima sezione penale del Tribunale di Bergamo, Giovanni Petillo, e la funzionaria responsabile dell’Ufficio corpi di reato, Laura Epis. Né le verifiche né i testimoni hanno infatti fatto emergere la prova che, da parte degli indagati, ci sia mai stata la volontà di distruggere o danneggiare quei 54 campioni di Dna che hanno costituito la prova-principe. Ora spetta al pm Ruggeri dimostrare la sua buonafede.

La questione su cui si è pronunciata il tribunale di Venezia (competente sui magistrati di Bergamo) riguarda le 54 provette contenenti la traccia biologica mista di vittima e carnefice, spostati dal frigorifero dell'ospedale San Raffaele di Milano all'ufficio Corpi di reato del tribunale di Bergamo. Per Claudio Salvagni, difensore di Bossetti, quel cambio di destinazione, interrompendo la catena del freddo (i campioni erano conservati a 80 gradi sottozero) potrebbe aver deteriorato il Dna rendendo vano qualsiasi eventuale tentativo di nuove analisi.

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