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Violenze sui detenuti nel carcere di Torino, la Procura chiede 25 rinvii a giudizio

Per le violenze sui detenuti avvenute nel carcere Le Vallette nel 2017 sono state rinviate a giudizio 25 persone. Secondo la Procura di Torino, le vittime accertate sarebbero almeno undici. Tra gli indagati anche il direttore del carcere e il comandante degli agenti all’epoca dei fatti. Il direttore Minervini diceva ai poliziotti: “Non parlate al telefono, credono a voi più che ai detenuti”
A cura di Gabriella Mazzeo
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La Procura di Torino ha chiesto 25 rinvii a giudizio per il procedimento che riguarda violenze e torture degli agenti di polizia penitenziaria sui detenuti nel carcere delle Vallete. Tra gli indagati risultano anche Domenico Minervini e Giovanni Battista Alberotanza, rispettivamente direttore del carcere all'epoca dei fatti e comandante degli agenti. Secondo gli inquirenti i due sapevano quanto stava accadendo nella struttura del Torinese e minimizzavano o nascondevano la portata degli episodi. I detenuti elencati come persone offese dalla Procura sono undici. 

Torture e maltrattamenti dal 2017

Sputi, insulti, calci pugni e umiliazioni pubbliche a danno dei detenuti. Immagini che (purtroppo) non sono nuove. I fatti contestati agli agenti del carcere delle Vallette risalgono al 2017 e le accuse di violenze sono almeno diciassette. Il direttore Domenico Minervini sapeva quanto stava accadendo: aveva accolto le preoccupazioni non solo dei familiari delle vittime, ma anche di educatori, medici e  psicologi. La maggior parte dei maltrattamenti sarebbero avvenuti all'interno del padiglione C, in particolare nel settore dei "sex offender". La preoccupazione del direttore secondo quanto certificato dalle intercettazioni era impedire che risultassero prove a carico degli agenti della polizia penitenziaria. A loro diceva: "Non dite niente al telefono. Credono più a voi che ai detenuti".

I casi di violenza certificati sono agghiaccianti: un detenuto con problemi psichiatrici sottoposto a trattamento sanitario obbligatorio fu sedati, fatto uscire dalla cella per essere portato in ospedale quasi nudo, ammanettato e imbavagliato. Anche il Provveditorato regionale per l'amministrazione penitenziaria era stato informato dei fatti. A Minervini era infatti stato consigliato di far ruotare gli agenti di polizia per "arginare comportamenti non più tollerabili"

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