Verdini è stato posto agli arresti domiciliari. Il giudice: “Soggetto vulnerabile a rischio Covid”
L'ex senatore Denis Verdini è stato posto agli arresti domiciliari. A deciderlo è stato il Tribunale di Sorveglianza, stabilendo che il politico può lasciare il carcere di Rebibbia dopo 80 giorni di detenzione: si era costituito dopo che la Cassazione aveva confermato la condanna nei suoi confronti a sei anni e mezzo di reclusione nell'ambito del processo per il crac del Credito cooperativo fiorentino. Tra le motivazioni con cui i giudici, con un provvedimento di urgenza, hanno concesso gli arresti domiciliari per Verdini c'è anche l'emergenza legata alla diffusione del Covid 19 all'interno del penitenziario romano, dove si è sviluppato un importante focolaio tra una novantina di detenuti, alcuni dei quali sono stati ricoverati in ospedale. Il provvedimento nei confronti dell'ex senatore berlusconiano ha dunque carattere temporaneo. Secondo l’agenzia Adnkronos rientro in cella sarebbe previsto per i primi di marzo.
Perché Denis Verdini è stato scarcerato
Verdini – spiega decreto del tribunale di Sorveglianza – è "un soggetto particolarmente vulnerabile al contagio da Covid 19, di conseguenza "occorre tutelare in via provvisoria la sua salute". Secondo il giudice la scarcerazione si è resa necessaria a causa del "contesto di emergenza sanitaria e di concreto pericolo di diffusione della malattia virale in considerazione delle condizioni di salute di Verdini e della sua età di 69 anni che lo rendono soggetto particolarmente vulnerabile al contagio". Nel decreto del Tribunale si spiega inoltre che "alla luce della emergenza epidemiologica Covid-19 attualmente in atto in alcuni reparti dell’Istituto di detenzione le condizioni di salute del detenuto, in particolare quelle cardio respiratorie croniche già compromesse, potrebbero essere poste a serio rischio di peggioramento dalla possibile diffusione del virus in ambito carcerario e comunque non adeguatamente gestite in ambito penitenziario, con l’ausilio di strutture esterne, in considerazione del significativo sovraccarico a livello nazionale dei presidi ospedalieri attualmente prevalentemente dedicati ad affrontare la pandemia".