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Delitto di Avetrana: l'omicidio di Sarah Scazzi

Valentina Misseri: “È stato mio padre a uccidere Sarah Scazzi, questo è un clamoroso errore giudiziario”

In una lunga intervista la figlia di Michele Misseri è tornata a parlare del delitto di Avetrana: “Lui ci ha provato, lei lo ha respinto con un calcio e papà ha perso la testa”.
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A cura di Biagio Chiariello
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Delitto di Avetrana: l'omicidio di Sarah Scazzi

Sono passati 11 anni dal delitto di Avetrana. Per la morte di Sarah Scazzi sono stati condannate all'ergastolo Sabrina Misseri e Cosima Serrano e a 8 anni Michele Misseri. Ma l'altra figlia di quest'ultima, Valentina, è tornata a parlare della vicenda puntando il dito contro il padre: “Sono certa sia stato lui a uccidere mia cugina" ha detto a TPI. "Quel pomeriggio secondo me Sarah è scesa in garage per non suonare, perché mia madre a quell’ora dormiva. Lui ci ha provato, lei lo ha respinto con un calcio e papà ha perso la testa. Dai verbali ho letto una sua dichiarazione che ha illuminato l’accaduto (’Non l’avevo mai vista con i pantaloncini così corti e il seno le stava sbocciando’). Mi ha riportato alla mente l’episodio della vasca” ha specificato la donna.

La mia famiglia è stata distrutta. Sono tutti in carcere e anche io, se quel maledetto giorno non fossi stata a Roma, adesso sarei dietro le sbarre. Questo è un clamoroso errore giudiziario, ed è assurdo che nessuno si renda conto di quello che è accaduto. Un’ingiustizia senza precedenti. Mia madre e mia sorella sono state condannate con una tripla conforme all’ergastolo, e continuano a dirsi innocenti. Mio padre sta scontando gli ultimi anni di pena e non smette di definirsi colpevole. Un cortocircuito unico nella storia del diritto italiano, cui nessuno però da ascolto”.

Valentina Misseri nell’intervista ha parlato anche di un altro episodio del suo passato familiare: “Dai media è sempre stato presentato un pezzo di pane, vessato dalle arpie di casa, ma non è così. Ci raccontò, anche se non abbiamo trovato conferme, che in Germania aveva picchiato violentemente un uomo che aveva provato a rubargli i gettoni nella cabina telefonica. E poi c’è una cosa intima. Ero una ragazzina e dovevo fare la doccia. Come tutte le domeniche mi spogliai davanti a lui. Mi guardò e mi disse: ‘Da ora in poi tu non ti devi far più vedere così da me’. Mi sentii sporca”.

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