Unabomber ancora senza identità, perizia esclude gli indagati: “Vittime vogliono sapere chi le ha ridotte così”

Non è stata trovata una corrispondenza con i profili genetici degli undici indagati e delle persone coinvolte a vario titolo nel caso dell'Unabomber italiano, l'attentatore che tra il 1994 e il 2006 terrorizzò il Nordest e il Paese intero nascondendo ordigni esplosivi in oggetti di uso quotidiano e ferendo decine di persone, anche in modo grave.
È quanto emergerebbe dalla "corposa perizia" elaborata da Giampietro Lago, ex comandante del Ris di Parma, ed Elena Pilli, antropologa molecolare forense. I periti, incaricati il 13 marzo 2023 dal giudice per le indagini preliminari Luigi Dainotti, hanno sottoposto a test del Dna i reperti conservati per tentare di far luce sull'identità di Unabomber.
La perizia sarà consegnata entro giovedì 9 ottobre, dopo più rinvii, alla gip del Tribunale di Trieste Flavia Mangiante. Il 6 ottobre si è svolto un incontro tra consulenti e periti e quest'ultimi hanno sintetizzato gli esiti delle analisi. "Hanno escluso tutti gli indagati", conferma a Fanpage.it l'avvocato Serena Gasperini, che assiste Francesca Girardi.
Girardi, che oggi ha 31 anni, ne aveva solo 9 nel 2003, quando perse la mano destra e la funzionalità di un occhio per aver raccolto un evidenziatore esplosivo sul greto del Piave. L'inchiesta su Unabomber era stata riaperta a novembre 2022 dalla Procura di Trieste, anche grazie a lei e a Greta Momesso, anche lei vittima dell'attentatore.
"Francesca ovviamente è "delusa", stanca di non sapere chi l'ha ridotta così. Per una persona offesa è anche un modo per mettere un punto su questa vicenda. Per lei quindi è ancora tutto molto vivo, è una storia che non si conclude mai. Ovviamente, di fronte ai dati scientifici non possiamo farci nulla, possiamo solo prenderne atto", aggiunge Gasperini.
"È stato un lavoro molto lungo, un incidente probatorio di 2 anni e mezzo. – ci spiega ancora l'avvocato – Non so quali altri nella storia giudiziaria italiana siano durati così a lungo. Resta sempre la speranza che si possa trovare, che Francesca possa conoscere chi ha deciso di come sarebbe proseguita la sua vita".
All'avvocato chiediamo quali possano essere gli elementi che non hanno ancora permesso di risolvere questo caso, iniziato alla metà degli anni '90, uno dei più noti del nostro Paese.
"È difficile rispondere. – premette – Sicuramente all'epoca non c'erano gli strumenti che ci sono oggi, anche la cultura del sopralluogo non era la stessa. Gli agenti erano preparati diversamente, le condotte di fronte a una scena del crimine adesso è più attenta. Anche le tecnologie erano altre e il materiale, anche se c'è, non è in uno stato ottimale".
"Incide l'epoca in cui sono avvenuti i fatti, incidono le tecniche che allora non c'erano, gli strumenti a disposizione ma anche la sensibilità, tutte le accortezze che oggi si hanno ma che all'epoca non si avevano. C'è poi da dire che le esplosioni sono anche l'azione "peggiore" per i reperti, può intaccare la sostanza biologica residua. Anche quello ha sicuramente pesato".
"È una brutta vicenda, sia sotto il profilo delle vittime che della cronaca giudiziaria. La Procura, ogni volta che ha potuto, ha cercato di dare una risposta. A oggi non ce l'ha fatta", osserva Gasperini.
Adesso è probabile che gli inquirenti procedano con una richiesta di archiviazione: "Non essendoci stati risultati dall'incidente probatorio, non si può pensare che gli undici soggetti indagati siano rinviati a giudizio, non ci sono gli elementi, nemmeno indizi".
Tra gli indagati c'è anche Elvio Zornitta, l'ingegnere di Corva di Azzano Decimo, già inquisito dal 2004 e poi scagionato nel 2009. L'avvocato Gasperini però resta ottimista e non esclude che possano esserci nuovi capitoli di questa storia.
"Lo vedremo quando sarà depositata la perizia. Alcuni Dna sono stati individuati, qualcosa è emerso. Li hanno analizzati e hanno potuto dire che nessuno appartiene agli indagati e a quanti sono venuti in contatto con i reperti. I profili però sono stati trovati", spiega.
"Quando leggeremo la perizia e approfondiremo i risultati, capiremo se sarà possibile in futuro trovare un match, se potrebbe esserci un nuovo capitolo. Questo Dna c'è, l'hanno utilizzato per escludere gli 11 indagati. Vedremo se i Dna emersi possono consentire di avere un procedimento, un'altra possibilità".
Gasperini ci spiega anche che nella nuova inchiesta "erano state riposte tantissime speranze, soprattutto nell'avanzamento veloce delle tecnologie, tutti le avevano riposte in un esito positivo. Purtroppo, non è emerso nulla, ma non è detto che con il tempo non si possa risalire al soggetto, sempre che sia vivo. Per le persone offese è importante sapere chi era".