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La morte di Alex Marangon

Un anno fa la morte di Alex Marangon, il papà: “La verità è ancora lontana e forse non la conosceremo mai”

Alex Marangon, 25 anni, scomparve il 30 giugno 2024. Tre giorni dopo il suo corpo fu trovato su un isolotto lungo il Piave. Il papà sui social: “La verità su cosa sia successo è lontana e quasi sicuramente non la conosceremo mai. Speravo che il tempo lenisse il dolore ma mi sbagliavo, la ferita nel mio cuore si fa sempre più profonda”.
A cura di Eleonora Panseri
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Alex Marangon, 25 anni
Alex Marangon, 25 anni
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È passato esattamente un anno dalla scomparsa di Alex Marangon, il ragazzo di 25 anni di Marcon (provincia di Venezia) che tre giorni dopo, il 2 luglio 2024, venne trovato morto su un isolotto lungo il fiume Piave, a 7 chilometri di distanza dall'abbazia di Vidor, dove il 25enne si era recato per partecipare a un rito sciamanico.

"30 giugno, un giorno che vorrei rimuovere dal calendario. Il ricordo di quel maledetto giorno è così vivido che mi sembra ieri quando ci siamo fiondati a Vidor dopo esser stati allertati dai Carabinieri, ma allo stesso tempo mi sembra che sia passata un'eternità da quando non sei più tra noi", ha scritto sui social il papà, Luca Marangon.

Il post pubblicato sui social dal papà di Alex.
Il post pubblicato sui social dal papà di Alex.

Dopo il ritrovamento del cadavere è stato aperto un fascicolo per omicidio che, a distanza di un anno, resta ancora senza indagati. Secondo quanto emerso dall'autopsia, il 25enne sarebbe caduto da un terrapieno sull'alveo del fiume e non è stata esclusa l’ipotesi del gesto volontario.

Sarebbero stati rinvenuti anche segni compatibili con contusioni precedenti provocate da terzi. Attesi invece i risultati dei test tossicologici eseguiti sui partecipanti al rito sciamanico: potrebbero arrivare nelle prossime settimane.

"Nonostante tu sia sempre nel mio cuore, mi manchi da morire, mi manca tutto di te, il tuo sorriso, la tua voce, i tuoi discorsi filosofici, la tua bontà, la tua fiducia nel prossimo si perché non riuscivi mai a vedere i difetti delle persone", aggiunge ancora il papà nel post pubblicato su Facebook nel gruppo Verità e giustizia per Alex Marangon.

Sabrina Bosser e Luca Marangon, genitori di Alex
Sabrina Bosser e Luca Marangon, genitori di Alex

"Ti ammiravo per il tuo coraggio di metterti in gioco con nuovi lavori, per la tua caparbietà ad imparare a suonare nuovi strumenti, per la tua voglia di scoprire il mondo, e di avventurarti in viaggi assurdi da solo per aiutare i poveri nei villaggi più dispersi. Avevo il terrore di perderti in questi tuoi viaggi dall'altra parte del mondo e invece guarda com'è finita".

La famiglia non ha mai creduto all'incidente o all'ipotesi del suicidio. Al raduno sciamanico di tre giorni a cui aveva preso parte Alex c'erano venti persone, compreso il 25enne e i due curanderos colombiani, Jhonni Benavides e Sebastian Castillo, rientrati in Colombia subito prima del ritrovamento del corpo.

Il legale dei due uomini aveva fornito la loro versione. "Avevano altri impegni e sono andati via, non sapevano che fosse morto, apprenderlo per loro è stato uno choc. Quella sera non è stata usata ayahuasca ma delle purghe, ovvero erbe non psichedeliche che inducono il vomito, per la purificazione di ciò che si ha dentro", aveva spiegato l'avvocato.

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L'ayahuasca è una sostanza psichedelica, dai forti effetti allucinogeni, comune tra le popolazioni dell’Amazzonia ma vietata in Italia. I test eseguiti sul corpo di Alex avrebbero individuato la presenza di tracce di cocaina nel sangue ma ancora si attende l’esito dell’esame che potrebbe dare una risposta definitiva sulla sostanza.

"È passato un anno e la verità su cosa sia successo quella maledetta notte è lontana e quasi sicuramente non la conosceremo mai. – conclude il papà – Speravo che il tempo lenisse il dolore e la sofferenza ma invece mi sbagliavo di grosso, la ferita nel mio cuore si fa sempre più profonda. Riposa in pace, dolce angelo".

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