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“Tu sei mio”, perché il 52enne che ha fatto sesso con una ragazzina di 15 anni è stato assolto

L’accusa aveva chiesto 8 anni di carcere. Ma le chat hanno rivelato una relazione online durata circa nove mesi: la giovane allora 15enne, scriveva “Tu sei mio” e si incontrava due volte a settimana con l’uomo quando i suoi genitori non erano in casa.
A cura di Biagio Chiariello
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immagine di repertorio
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Il tribunale di Venezia ha assolto un uomo di 57 anni dall’accusa di violenza sessuale su una ragazza che all’epoca dei fatti aveva 15 anni. Secondo i giudici, la giovane era consenziente, e non è stato possibile dimostrare oltre ogni ragionevole dubbio la costrizione nei rapporti sessuali.

La relazione tra i due, ricostruita in aula, era iniziata online nel novembre 2020: una serie di messaggi, like alle foto e complimenti avevano gradualmente aperto un canale tra il cinquantenne e la giovanissima. In pochi mesi, i contatti virtuali si erano trasformati in incontri dal vivo, anche a casa della ragazza quando i genitori non erano presenti. La relazione durò circa nove mesi, fino all’agosto 2021, con incontri frequenti, in media due volte a settimana, durante i quali la coppia consumava rapporti sessuali.

L’accusa, sostenuta dal pubblico ministero Giovanni Zorzi, chiedeva una condanna a otto anni di carcere per violenza sessuale aggravata dall’età della vittima. L’uomo, invece, è stato assolto perché la giovane aveva espresso la propria volontà di mantenere il rapporto. Dall’analisi di messaggi e fotografie emergevano prove che la ragazza inviava contenuti intimi e scriveva frasi come "tu sei mio", confermando la sua partecipazione attiva alla relazione. Solo dopo l’intervento dei genitori la giovane cambiò atteggiamento, rielaborando i fatti in linea con le loro aspettative.

Tra i momenti più discussi del processo vi sono episodi dai contorni ambigui, come un incontro in barca durante una gita familiare, in cui l’uomo si era avvicinato troppo alla ragazza. Tuttavia, il tribunale ha ritenuto che tali circostanze non fossero sufficienti a dimostrare coercizione. La giudice Francesca Zancan, con il supporto di una psicologa, ha valutato attentamente le dinamiche affettive e la reale volontà della giovane.

La vicenda mette in luce quanto siano complesse da ricostruire le relazioni che coinvolgono minori, soprattutto quando la volontà della ragazza si manifesta in contesti emotivamente intensi e in assenza di figure di controllo. Nonostante la differenza di età di trentasette anni, il collegio ha stabilito che il consenso era presente e il fatto non sussiste, sancendo l’assoluzione dell’uomo.

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