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Omicidio Giulia Cecchettin

Trasferito il detenuto che aveva aggredito Filippo Turetta nel carcere di Verona

Il 55enne che ad agosto aveva colpito Filippo Turetta a Montorio è stato trasferito a Treviso. Dopo l’aggressione era finito in isolamento, poi aveva protestato rifiutando cibo e farmaci. Il 23enne resta in cella ergastolano per l’omicidio di Giulia Cecchettin.
A cura di Biagio Chiariello
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Turetta a processo
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È stato trasferito mercoledì 24 settembre 2025 nella casa circondariale di Santa Bona a Treviso il detenuto di 55 anni che, lo scorso agosto, aveva colpito con un pugno Filippo Turetta all’interno del carcere di Montorio Veronese. L’aggressione aveva provocato al 23enne condannato per l’omicidio di Giulia Cecchettin alcuni traumi non gravi, ma l’episodio aveva sollevato forte attenzione mediatica e acceso il dibattito sulle tensioni all’interno delle strutture penitenziarie.

Il 55enne, già in carcere per scontare una condanna definitiva per omicidio e tentato omicidio, avrebbe manifestato malumori per la presenza di Turetta nella stessa sezione del carcere veronese. Secondo la ricostruzione, il gesto sarebbe maturato anche in seguito alla convinzione che il giovane detenuto avesse “spiato” i suoi comportamenti riferendoli agli agenti. Quel pugno, sferrato nella quarta sezione di Montorio, aveva spinto l’amministrazione penitenziaria a disporne immediatamente l’isolamento disciplinare.

Il provvedimento, inizialmente fissato in 15 giorni, aveva però creato ulteriori difficoltà. Dopo una settimana l’uomo era stato spostato in una cella singola, ma la stanza risultava danneggiata dal precedente occupante. Da lì la richiesta di un nuovo trasferimento, accompagnata da una forma di protesta estrema: il 55enne aveva iniziato a rifiutare cibo, acqua e persino i farmaci prescritti. Una situazione che aveva spinto le autorità a valutare rapidamente una soluzione diversa, culminata nel trasferimento di ieri nella struttura trevigiana.

La vicenda si inserisce in un contesto delicato. Filippo Turetta si trova nel carcere di Montorio dal novembre 2023, quando fu estradato dalla Germania dopo una settimana di fuga. Arrestato con l’accusa di aver ucciso l’ex fidanzata Giulia Cecchettin, è stato condannato all’ergastolo in primo grado il 3 dicembre 2024. La storia della giovane di Vigonovo, studentessa universitaria di 22 anni, aveva sconvolto l’Italia: un femminicidio maturato in un contesto di ossessiva gelosia, dopo mesi in cui Giulia aveva confidato ad amiche e familiari la paura di quel ragazzo che non riusciva ad accettare la fine della loro relazione.

La sera dell’11 novembre 2023, Giulia era uscita insieme a Turetta per acquistare un paio di scarpe in vista della proclamazione di laurea. Dopo la cena in un fast food e alcuni messaggi scambiati con la sorella, era salita nuovamente in auto con lui. Non sarebbe mai rientrata a casa. Una settimana più tardi, il corpo della giovane venne ritrovato in un’area boschiva vicino al lago di Barcis, nascosto sotto sacchi di plastica. La cattura di Turetta in Germania e la successiva estradizione segnarono la fine di una fuga che aveva tenuto il Paese col fiato sospeso.

L’aggressione subita in carcere da Turetta ha inevitabilmente riacceso le polemiche. Da un lato, la famiglia Cecchettin ha ribadito che la violenza non può mai essere considerata una risposta, pur nella consapevolezza del dolore che l’ergastolano ha inflitto con il suo gesto. Dall’altro, non sono mancate reazioni opposte, con chi ha letto l’episodio come una forma di “giustizia” dietro le sbarre.

Il trasferimento del detenuto responsabile dell’aggressione mira a riportare la calma a Montorio e a ridurre le tensioni interne. La casa circondariale di Santa Bona, a Treviso, diventa ora la sua nuova destinazione, mentre su Turetta continua a pesare la condanna all’ergastolo, simbolo di una tragedia che ha segnato profondamente l’opinione pubblica italiana e riacceso con forza il dibattito sul tema dei femminicidi.

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