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Tragedia Piazza San Carlo, lettera di uno dei responsabili: “Chiedo scusa, non doveva andare così”

Aymen H., uno dei responsabili della tragedia di Piazza San Carl di Torino del 3 giugno 2017, in una lettera chiede scusa a tutti: “Non basterebbero tutte le scuse di questo mondo per farsi perdonare le conseguenze causate quella sera, non doveva andare così, ed è incredibile come la vita sappia essere così cattiva”.
A cura di Davide Falcioni
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Aymen H. il 3 giugno del 2017 aveva solo 17 anni: si trovava, insieme a un gruppo di giovanissimi rapinatori, a Piazza San Carlo, nel cuore di Torino, dove migliaia di persone stavano assistendo davanti a un maxischermo alla finale di Champions League tra Juventus e Real Madrid. Aymen  era il più giovane di quella banda, e dal carcere minorile Ferrante Aporti, dove è recluso da luglio, ha deciso di scrivere una lettera di scuse, sentendosi corresponsabile del disastro che causò la morte di una donna e migliaia di feriti. Una tragedia scatenata dal panico causato dall'utilizzo di spray urticante al peperoncino: "Scrivo a te… a te che quella maledetta sera eri lì a tifare per la tua squadra del cuore ed è assurdo come un momento che sarebbe dovuto essere di gioia si sia trasformato in un incubo. A te, piccola stella, che eri insieme ai tuoi genitori e ti sei ritrovato in una bolgia di persone… Non basterebbero tutte le scuse di questo mondo per farsi perdonare le conseguenze causate quella sera, non doveva andare così, ed è incredibile come la vita sappia essere così cattiva". Il ragazzo deve rispondere delle accuse di omicidio preterintenzionale, lesioni e rapina insieme ad altri ragazzi, tutti maggiorenni nel giugno 2017 e quindi destinati ad essere giudicati da un tribunale ordinario.

Aymen, pur ammettendo di aver fatto parte della banda, ha sempre dichiarato di non aver partecipato a nessuna rapina, tanto meno di aver mai utilizzato lo spray urticante. Ciò nonostante nella lettera si assume le sue responsabilità: "Io, seppur con un ruolo marginale sono colpevole e di conseguenza mi sento addosso un peso sulla coscienza enorme. Ci è voluto un po' affinché io capissi la gravità e le mie responsabilità, dopo ciò è stato difficilissimo convivere con essa. Con il passare dei giorni, delle sere, a pensare e ripensare a quegli interminabili attimi di terrore e alle tante vittime… a pensare a chi purtroppo non c'è più… al dolore causato ai parenti… fa male. Trovar difficoltà nel guardar negli occhi i propri genitori fa male perché la delusione causatagli è troppo grande e di certo non sono questi i valori che mi hanno trasmesso".

E infine: "Sono consapevole che le scuse tramite una lettera serviranno a ben poco, non rimetteranno a posto le cose, ma penso che possa essere un primo grande passo per riuscire un domani a reinserirmi con dignità nella società, con una grande "x"segnata sulla schiena affinché in futuro io non possa mai più sbagliare".

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