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Tragedia del Natisone

Tragedia del Natisone: le famiglie delle vittime chiedono 3,7 milioni di risarcimento agli imputati

Le famiglie di Bianca Doros, Patrizia Cormos e Cristian Molnar hanno presentato una richiesta di risarcimento complessiva di 3,7 milioni di euro per danni patrimoniali, biologici e morali.
A cura di Davide Falcioni
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Bianca Doros, Patrizia Cormos e Cristian Casian Molnar
Bianca Doros, Patrizia Cormos e Cristian Casian Molnar
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Le famiglie di Bianca Doros, Patrizia Cormos e Cristian Molnar, i tre giovani morti nella piena del torrente Natisone il 31 maggio 2024, hanno presentato una richiesta di risarcimento complessiva di 3,7 milioni di euro per danni patrimoniali, biologici e morali.

L'avvocato delle famiglie delle vittime, Maurizio Stefanizzi, sta depositando gli atti di costituzione di parte civile nel procedimento penale che vede imputati tre vigili del fuoco e un infermiere della Sores per omicidio colposo in relazione alla morte dei tre giovani. "La richiesta di risarcimento danni – ha spiegato il legale a Fanpage.it – è stata fatta nei confronti degli imputati. I rispettivi datori di lavoro, in caso di accertata responsabilità, sono chiamati a titolo di responsabilità solidale. Sarà comunque un eventuale passaggio successivo".

La ricostruzione minuto per minuto della tragedia

Alla fine di gennaio di quest'anno la Procura di Udine, nell'atto di conclusione delle indagini, ha ricostruito con precisione cronometrica ogni fase della tragedia, evidenziando una serie di possibili ritardi e omissioni che potrebbero aver compromesso le operazioni di soccorso.

La prima richiesta di aiuto arriva alle 13.29.42 al numero unico di emergenza 112. È Patrizia Cormos a telefonare, spiegando di trovarsi a Premariacco, sul greto del Natisone nei pressi del Ponte Romano, "bloccata con altre due persone come su un'isola" con l'acqua che si sta alzando. In meno di due minuti la chiamata viene trasferita alla sala operativa dei vigili del fuoco di Udine.

La situazione si aggrava rapidamente. Alle 13.36.44 Patrizia effettua una seconda chiamata, ribadendo che il livello dell'acqua si sta innalzando velocemente. La terza telefonata, delle 13.48.48, è ancora più drammatica: la ragazza spiega che lei e i due compagni stanno per essere raggiunti dall'acqua e chiede esplicitamente l'invio di un elicottero.

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I ritardi negli interventi di soccorso

Secondo la ricostruzione della Procura, l'elicottero sanitario più vicino era il Doppio India, di stanza nella Base del 2° Stormo dell'Aeronautica militare di Pasian di Prato, che "sarebbe giunto in loco nell'arco di circa 12/13 minuti" se tempestivamente attivato. Ma questo non accade.

Invece, alle 13.37.53 viene inviata via terra la squadra dei vigili del fuoco di Cividale del Friuli, in quel momento impegnata in un altro intervento a San Pietro al Natisone. I vigili arrivano alle 13.55.47, ma non possono attivare alcun soccorso essendo sprovvisti dei mezzi necessari per raggiungere i ragazzi.

Alle 13.38.00 viene allertata anche la squadra del Comando provinciale di Udine, che raggiunge il luogo alle 13.56.23. Anche in questo caso, però, il tentativo di soccorso si rivela impossibile: la distanza tra il Ponte Romano e il punto in cui si trovavano i giovani supera il raggio d'azione dell'autoscala. Saranno proprio i componenti di questi due equipaggi – che non sono indagati – a tentare eroicamente di raggiungere i ragazzi via terra, rischiando di essere travolti dalla corrente.

L'elicottero che arriva troppo tardi

La gestione dell'elicottero Drago dei vigili del fuoco è il nodo principale delle indagini. Alle 13.41.06 c'è un "erroneo avviso telefonico" del Reparto Volo dei vigili del fuoco di Venezia, ma solo alle 14.02.13 – a causa di una dimenticanza dell'operatore – viene inserita la richiesta di missione nel sistema informatico SO115. Il Drago decolla dall'aeroporto di Venezia Tessera alle 14.05 e raggiunge l'area alle 14.28 circa, quando ormai i ragazzi sono già stati investiti dalla piena.

Le omissioni dell'infermiere della Sores

Pesanti accuse vengono rivolte anche all'infermiere della Sores Friuli-Venezia Giulia. Di fronte alla richiesta dei vigili del fuoco delle 13.45.29, l'operatore sanitario avrebbe omesso di attivarsi per l'invio tempestivo dell'elicottero Doppio India. Alle 13.49.20 contatta l'Elisoccorso Fvg, ma omette di utilizzare l'apposita linea telefonica di emergenza. Nonostante il responsabile della procedura lo inviti ad attivare il velivolo Doppio India – il più vicino al punto in cui si trovavano le persone da soccorrere – lo fa solo alle 14.00.46, nuovamente senza utilizzare la linea di emergenza dedicata.

L'elicottero sanitario dotato di verricello decolla finalmente alle 14.07 e raggiunge il target alle 14.13, quando però i ragazzi sono già stati trascinati via dalla corrente da circa tre minuti. Un dato che rende ancora più amara la tragedia: questo mezzo di soccorso impiega soltanto 6 minuti per raggiungere il greto del torrente dove i giovani stavano aspettando invano aiuto da 41 interminabili minuti.

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