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Svolta nelle indagini sul caso di Giusy Ventimiglia: “Non è scomparsa, è stata uccisa”

Giusy Ventimiglia non è scomparsa, è stata uccisa. È quanto ipotizza la Procura di Termini Imerese che da quattro anni indaga sulla morte della mamma di Bagheria di cui si sono perse le tracce nel novembre del 2016. Il pm ha cambiato il capo di imputazione da sequestro di persona a omicidio. Giusy, all’epoca invischiata in alcune relazioni con uomini violenti, è scomparsa in via del Fonditore nel piccolo comune alle porte di Palermo.
A cura di Angela Marino
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Giusy Ventimiglia non è scomparsa, è stata uccisa. È quanto ipotizza la Procura di Termini Imerese che da quattro anni indaga sulla morte della mamma di Bagheria di cui si sono perse le tracce nel novembre del 2016. Lo conferma a Fanpage.it, Salvo Ventimiglia, fratello di Giusy e portavoce della famiglia. Giuseppina, affettuosamente chiamata Giusy, 38 anni, single emotivamente fragile e da anni, ormai, tormentata da disturbi alimentari è sparita nel nulla, dopo aver consumato la colazione con un'amica in un bar di Bagheria. Un'amica venuta a mancare per cause naturali in questi anni, che ha ritrattato la testimonianza poco prima di morire, negando di aver mai visto Giusy quel giorno.

All'epoca dei fatti Giuseppina, separata e madre di un ragazzo ormai adulto, viveva con il padre nella casa di famiglia a Bagheria, piccolo paesello alle porte di Palermo. Alle spalle aveva un matrimonio burrascoso, davanti a sé una vita di cui faticava a tenere le redini, tra problemi economici e relazioni tossiche con alcuni uomini del posto, uno dei quali condannato per violenze sulla moglie. In questo contesto, una domenica mattina, Giusy esce di casa con la sua mantella rossa sulle spalle e sparisce per sempre. Del caso si interessa subito il programma ‘Chi l'ha visto, che fa domande e indagini. "Tanto non la troverete", dice sibillino un passante, mentre realizzano un servizio, quasi a dire che a Bagheria qualcosa si sa, ma nessuno è disposto a portarla nelle sedi istituzionali. Passano dunque quattro anni, 38 mesi, contati uno a uno dai fratelli, dal figlio e dal papà di Giusy, che hanno sempre battuto i pugni per avere notizie delle indagini. La procura, dal canto suo, prima con l'ipotesi di sequestro di persona e ora con quella di omicidio a carico di un indagato (probabilmente per eseguire alcuni accertamenti tecnici irripetibili), ha sempre mantenuto il più stretto riserbo.

Ora però, dopo quattro anni di inquietante buio, la famiglia freme, soprattutto alla luce di quanto rivelato da un collaboratore di giustizia, entrato trasversalmente nel caso, per alcune informazioni che avrebbe raccolto sulla zona in cui Giusy è stata vista camminare per l'ultima volta, la solitaria via del Fonditore a Bagheria. "Lì hanno cercato?”, si domanda il collaboratore di giustizia. “Chi lo dice che non l’hanno buttata in qualche buco e poi hanno coperto tutto con le pietre? Lì è una zona un po’ squallida, ci sono delle stalle di una famiglia di mafiosi locali, pure se avessero visto qualcosa…sono delinquenti…”.  Chi sa non parla, dopo quattro anni questo sembra evidente, ma ora più che mai per la famiglia è il momento della verità."Vorrei capire a che punto siamo. Sono passati 38 mesi, andiamo con piena fiducia nelle istituzioni, ma molto fermi nel capire cosa è successo a Giusy" dice Gianni Spoletti, criminologo consulente della famiglia Ventimiglia.

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