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Strage di alpinisti italiani in Nepal, ma speranze per Marco Di Marcello: “Il segnale Gps si muove”

In Nepal continuano le ricerca di Marco Di Marcello, alpinista italiano disperso dopo la valanga sullo Yalung Ri. Il suo segnale GPS risulta ancora attivo, alimentando la speranza dei familiari. Quattro gli italiani morti nelle due tragedie che hanno colpito le spedizioni.
A cura di Davide Falcioni
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Il biologo Marco Di Marcello
Il biologo Marco Di Marcello

Una catena di tragedie si è abbattuta sulle montagne del Nepal, dove valanghe improvvise hanno travolto diverse spedizioni internazionali causando almeno nove morti, la maggior parte dei quali italiani. Mentre i soccorsi faticano a raggiungere le aree colpite a causa delle condizioni meteo estreme, si affievoliscono di ora in ora le speranze di trovare in vita l’alpinista abruzzese Marco Di Marcello, di cui si sono perse le tracce nello Yalung Ri.

Il fratello Gianni mantiene però viva la speranza: "Il segnale del radio satellitare in possesso di Marco, che viene poi triangolato a Londra, dove risiede la moglie del capo spedizione e sherpa del gruppo, Tenjing Phurba, è ancora attivo. La traccia del segnale (che si aggiorna ogni 4 ore) in questi due ultimi giorni, sarebbe chiara: il ‘puntino' che corrisponde alla sua posizione, due giorni fa era in discesa e ieri in salita, segno evidente che Marco si muove e quindi ancora in vita", ha dichiarato ieri l'uomo. Marco Di Marcello dunque risulta ancora formalmente disperso, come confermato anche dal presidente della Regione Abruzzo Marco Marsilio: "Dal sindaco di Castellalto apprendo che i familiari hanno notizia del fatto che il rilevatore in suo possesso mostra segni di movimento, che lasciano sperare in un esito positivo". "Speranza che vogliamo fare nostra, nell'augurio che possa concretizzarsi".

La Farnesina al momento ha confermato la morte di quattro alpinisti italiani: Alessandro Caputo e Stefano Farronato, travolti da una slavina sul Panbari Himal (6.887 metri), e Paolo Cocco e Markus Kirchler, rimasti sepolti sotto la neve nello Yalung Ri.

Il doppio dramma sul Panbari Himal e allo Yalung Ri

Il primo dramma si è consumato venerdì scorso sul Panbari Himal, una vetta isolata di 6.887 metri nel cuore dell’Himalaya nepalese. Una valanga improvvisa ha travolto due alpinisti italiani impegnati nella salita. Hanno perso la vita Alessandro Caputo, 28 anni, maestro di sci milanese, e Stefano Farronato, 50 anni, arboricoltore di Bassano del Grappa. Si è salvato invece Valter Perlino, 64 anni, veterinario di Pinerolo, che si trovava al campo base a causa di un infortunio a un piede. È stato proprio lui, rimasto solo, a dare l’allarme. Poche ore prima della tragedia, il gruppo aveva inviato un messaggio colmo di rispetto per la montagna: "Ogni metro guadagnato qui è frutto di forza, esperienza e rispetto".

Da sinistra Caputo e Farronato
Da sinistra Caputo e Farronato

Il secondo episodio si è verificato lunedì mattina sullo Yalung Ri, un’altra cima dell’Himalaya. Un’altra valanga devastante ha colpito il campo base, causando almeno cinque morti, tra cui due italiani: il fotografo Paolo Cocco di Fara San Martino (Chieti) e Markus Kirchler. Il biologo e guida alpina Marco Di Marcello, 37 anni, risulta invece ancora disperso. Le altre vittime sono il tedesco Jakob Schreiber, il francese Christian Andre Manfredi e due guide nepalesi, Padam Tamang e Mere Karki.

Il fotografo Paolo Cocco
Il fotografo Paolo Cocco

Le condizioni meteorologiche, segnate da forti nevicate e instabilità del manto nevoso, hanno reso estremamente difficili le operazioni di soccorso e recupero. Ieri mattina, quattro feriti – due alpinisti francesi e due sherpa nepalesi – sono stati evacuati d’urgenza verso Kathmandu. Tra i sopravvissuti figurano la ultrarunner francese Carole Fuchs, l’attrice e modella nepalese Chhulthim Dolma Gurung e Raj Gurung, imprenditore locale.

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