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Stop a gite scolastiche per tutto l’anno, la protesta dei prof a Bolzano: “Troppa burocrazia e stipendi bassi”

La protesta senza precedenti messa in atto da professori e insegnanti delle scuole della provincia di Bolzano per denunciare un alto carico di lavoro burocratico non riconosciuto e una mancanza di adeguata retribuzione in una zona d’Italia dove il costo della vita è altissimo.
A cura di Antonio Palma
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Stop alle gite scolastiche e viaggi d’istruzione e niente più attività extracurriculari e progetti formativi per tutto l'anno, è la protesta senza precedenti messa in atto da professori e insegnanti delle scuole della provincia di Bolzano che dall'inizio dell'anno scolastico sta animando tanti istituti del territorio, che sono stati i primi in Italia a tornare alle normali attività dopo la pausa estiva.

L'iniziativa era scattata nei primissimi giorni di scuola su impulso del movimento di protesta dei docenti nato nelle scuole di lingua tedesca altoatesine ma in poco tempo si è diffusa anche a licei e istituti in lingua italiana che hanno deciso di aderire allo stop delle gite previste per questo anno scolastico 2025/2026 coordinandosi attraverso il “Gruppo Dignità Istruzione Docenti”.

"Troppa burocrazia e lavoro sommerso non riconosciuto"

Al centro della ferma presa di posizione dei professori c'è la troppa burocrazia a cui i docenti sono sottoposti ogni giorno e quello che definiscono lavoro sommerso senza una adeguata retribuzione in una zona d'Italia dove il costo della vita è altissimo. "Questa scelta, pur non facile, visto il grande valore che è sempre stato attribuito alle iniziative extra curricolari per la crescita umana, civile e culturale di studentesse e studenti, rappresenta una forma di protesta per richiamare l’attenzione pubblica e soprattutto istituzionale sulla dignità della professione docente" fanno sapere dal Liceo Pascoli di Bolzano.

"Riteniamo indispensabile far emergere la grande mole di lavoro sommerso che i/le docenti svolgono quotidianamente e che non viene riconosciuta né sul piano sociale né sul piano economico, tanto più in una realtà, l'Alto Adige, dove il costo della vita è altissimo" spiegano in una nota i docenti dell'Istituto che ritengono insufficienti gli stipendi nonostante la Provincia abbia annunciato aumenti fra i 4.000 e i 5.190 euro lordi annui per questo anno scolastico.

"Stop alle gite meglio degli scioperi"

"Ore spese per progetti, viaggi di istruzione, attività integrative, eventi e iniziative scolastiche arricchiscono certamente la vita educativa degli studenti, ma rimangono invisibili. A ciò si uniscono un sempre crescente carico burocratico e, di conseguenza, una sensibile erosione del tempo da dedicare allo studio e alla preparazione delle attività didattiche", aggiungono i prof.

Secondo i docenti, che hanno assicurato di voler portare a termine i progetti già approvati senza avviarne altri, "gli scioperi fatti fino ad ora sono risultati poco incisivi. Con questa nuova forma di protesta non solo non si incide sull'attività didattica dei propri studenti, ma si risulta anche essere più efficaci".

Gilda degli insegnanti: "Da Nord a Sud condividiamo le stesse difficoltà"

A loro fianco si è schierata la Gilda degli Insegnanti. “La loro protesta mette in luce una realtà che riguarda tutti i docenti italiani. Da Nord a Sud condividiamo le stesse difficoltà, un precariato annoso, una burocrazia opprimente e stipendi più bassi d’Europa" ha affermato infatti il coordinatore nazionale del sindacato dei docenti, aggiungendo: "Al centro della rivolta il lavoro sommerso, ore dedicate a progetti e attività che non si ha poi modo di portare a termine a causa del carico burocratico che toglie tempo prezioso alle ore di insegnamento".

"La Gilda degli Insegnanti chiede con forza che vengano riconosciute tutte le ore realmente svolte, che il carico burocratico venga ridotto e che si apra finalmente una stagione di investimenti seri sulla scuola pubblica e sui suoi docenti. La protesta di Bolzano può rappresentare un punto di partenza per un cambiamento che riguardi l’intera comunità scolastica” concludono dalla Gilda degli Insegnanti.

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