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Omicidio Sara Campanella

Stefano Argentino morto suicida, ci sono 7 indagati. L’avvocato: “Non doveva stare in carcere”

Ci sono sette indagati per la morte di Stefano Argentino, reo confesso del femminicidio di Sara Campanella, che si è suicidato in carcere a Messina. Tra loro la direttrice del carcere. La procura ha notificato sette avvisi di garanzia in vista dell’autopsia sul corpo del giovane.
A cura di Susanna Picone
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Da sinistra, Sara Campanella, la 22enne uccisa; Stefano Argentino, il 27enne accusato del femminicidio.
Da sinistra, Sara Campanella, la 22enne uccisa; Stefano Argentino, il 27enne accusato del femminicidio.
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Sette persone sono state iscritte nel registro degli indagati dopo il suicidio in carcere di Stefano Argentino, il giovane accusato del femminicidio di Sara Campanella del marzo scorso. Tra i 7 indagati ci sono i vertici del carcere in cui l’indagato era detenuto (la direttrice e la vice direttrice del carcere messinese di Gazzi) e altri specialisti come psicologi e psichiatri che hanno avuto in cura Argentino.

“Sette indagati è già presagio di plurime responsabilità, probabilmente fra loro correlate – commenta con Fanpage.it l'avvocato Giuseppe Cultrera, difensore dell’uomo che si è ucciso in carcere -. Al momento è troppo presto e si possono fare soltanto supposizioni, auspico soltanto che, almeno stavolta, le indagini siano approfondite e possano portare a risultati concreti. Stefano avrebbe dovuto essere rinchiuso in una Rems o in un Istituto a custodia attenuata: il suo stato mentale – venuto a galla anche dalle indagini degli inquirenti – non era compatibile con la custodia in carcere”.

Per martedì 12 agosto è stato fissato il conferimento dell'incarico al medico legale per eseguire l'autopsia su Argentino. A effettuare l’autopsia sarà il medico legale Daniela Sapienza.

Sara Campanella, studentessa di 22 anni di Misilmeri, venne uccisa il 31 marzo nella città dello Stretto dal collega di università, che poi aveva ammesso le sue responsabilità. Ora la procura vuole accertare se ci siano responsabilità nella morte del giovane che più volte aveva manifestato la volontà di togliersi la vita. Dopo un periodo di sorveglianza, solo 15 giorni prima del suicidio era stato riammesso alla detenzione ordinaria, tanto che condivideva la cella con altri detenuti.

"È il triste, drammatico epilogo di una storia di cui si supponeva già il finale. Sara è stata uccisa, Stefano si è tolto la vita e l’unica responsabilità è da attribuire allo Stato", aveva detto il suo avvocato subito dopo la tragica notizia arrivata dal carcere.  Lucia Risicato, garante dei detenuti di Messina, con Fanpage.it aveva commentato la notizia esprimendo "profonda tristezza" per l'ennesimo suicidio in carcere e parlando di un "dramma a cui il Parlamento e il governo sono indifferenti". "Era in alta sorveglianza fino a 15 giorni fa – aveva confermato la Garante -. Ora c'è un'indagine in corso per cui sarà la magistratura a chiarire cosa sia successo: bisogna capire soprattutto perché non è stato ritenuto più a rischio suicidio".

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