Sopravvissuto al Covid dopo settimane in terapia intensiva: “Non ricordo nulla di quei giorni”

"Qui abbiamo visto tanti morti, abbiamo bisogno di vedere i vivi". Sono state queste le parole che il medico ha rivolto a Maurizio Paternieri, classe 1963, quando è tornato in ospedale per vedere dove era ricoverato quando aveva il Covid. Dice di non ricordare niente di quei giorni tra la vita e la morte: neppure un minuto nel bagaglio di quella terribile esperienza. Polmonite interstiziale devastante, terapia intesiva, intubato, febbre a 41 e due arresti cardiaci. Sua moglie Nicoletta, sua figlia e i medici del Policlinico San Matteo di Pavia gli raccontano aneddoti che lui non riconosce. Ha in mente solo qualche flash degli ultimi giorni prima di tornare a casa. Solo qualche dettaglio: la voce di un'infermiera che annunciava il suo risveglio, qualche dialogo catturato per sbaglio e qualche immagine. Dal 12 marzo 2020, dopo il ricovero, soltanto lo scorso venerdì si è sentito dire "sei guarito".

Il medico che lo ha salvato, il dottor Savino Patruno è ormai un suo amico, tanto da averlo portato a rivedere le stanze in cui ha trascorso settimane da incosciente. Il paziente è rimasto in intubazione dal 18 marzo al 25 aprile dell'anno scorso, poi è passato alla terapia sub-intensiva e ha finito in un reparto Covid il 29 aprile. Un altro mese è passato fino al rientro a casa, il 29 maggio: qui ha dovuto combattere contro le complicazioni post malattia. Maurizio racconta di giorni in cui sua madre si informava per la lapide, sua moglie ha chiesto la cremazione e la figlia ha guardato il conto corrente per organizzare le cose burocratiche prima di dirgli addio. Però il destino di Maurizio era un altro: è tornato a casa, sano e salvo, e ha potuto riabbracciare la figlia di 21 anni.

Adesso però cerca di recuperare il sorriso e la vita di sempre nonostante la paura: racconta qualche flash, cose che gli sono state raccontate da altri. Tipo quella volta che era in sub-intensiva e ha visto sua moglie fuori da un vetro. Le aveva detto di vedere un treno in viaggio nelle Langhe. Un'altra volta, sempre confuso, aveva detto alla figlia di essere fortunato perché nonostante l'ospedale aveva davanti a sé una "bella vista lago". Nessun lago, invece, fuori da quella stanza d'ospedale. la speranza è di poterlo vedere presto, il lago, senza doversi preoccupare più di niente.