Sla, malato contro la Regione Sardegna: “Pronto morire davanti all’assessorato”

Salvatore Usala, malato di Sla e segretario del Comitato 16 novembre, ha scritto una lunga lettera aperta all'assessore sardo alla Sanità Simona De Francisci, che in un comunicato aveva assicurato di aver impegnato tutte le risorse per i disabili gravi e fornito i dati su entità e numero di beneficiari. "Sono malato, bloccato, ma non scemo. Non posso paragonarmi a quegli sprovveduti dei tuoi impiegati che sono servili al potere e che non capiscono che hanno di fronte uno che elabora dati certi, non frottole". Il malato di Sla risponde punto per punto all'assessore, poi conclude: "Avete preso in giro il popolo, perciò confermo il presidio permanente a Cagliari dall'11 febbraio, davanti all'assessorato in via Roma 223, con questa aggiunta: se non avremo risposte serie mi lascerò morire davanti all'assessorato. Vedrai un uomo vero morire".
Lo scorso novembre i malati, molti dei quali aderenti al Comitato 16 novembre, avevano a lungo protestato a Roma contro il taglio dei fondi per la non autosufficienza riuscendo, alla fine, a ottenere un grande successo. Il Presidente del Consiglio aveva promesso di presentare un emendamento alla legge di stabilità per il “ripristino completo delle somme legate ai capitoli della non autosufficienza” comprese quelle per chi è affetto da Sclerosi laterale amiotrofica, “rispetto alle giustificate proteste che ci sono state”. La cifra messa a disposizione lo scorso anno era di 275milioni di euro, ma l’obiettivo del Comitato 16 novembre era quello di raddoppiare il fondo, dedicando un’altra parte cospicua per i malati gravissimi.
“Un disabile come me – spiegava il presidente del Comitato 16 novembre Laura Flamini – dovrebbe pagare minimo due badanti, che vengono a costare 44.000 euro all’anno. Non è sostenibile. Se la persona non ha una pensione da lavoro, potrà contare solo su quella di invalidità di 270 euro e su 495 euro di accompagnamento. Con 750 euro al mese cosa può fare? O imprigiona un familiare, un coniuge, un figlio o un genitore che sia in casa per assisterlo giorno e notte, magari licenziandosi se lavorava, oppure entra in una struttura Rsa, una residenza sanitaria assistita. Ma in questo caso muore rapidamante, perché queste strutture non possono assicurare quella vigilanza continua. Il costo per una persona malata non autosufficiente in Rsa per lo Stato è molto alto, parliamo di 80-90mila euro l’anno. Molto più di quanto si spenderebbe per l’assistenza a casa”.