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Sismabonus e bonus facciate, truffa da 440 milioni su misure sostegno Covid: “Il virus porta bene”

La guardia di finanza di Rimini ha scoperto una maxi-truffa da 440 milioni di euro sulle misure di sostegno Covid: società create ad hoc per ottenere bonus locazioni e sismabonus. Decine gli imprenditori coinvolti.
A cura di Chiara Ammendola
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Società create ad hoc per ottenere bonus locazioni, bonus per ristrutturazioni con miglioramenti sismici ed energetici e i cosiddetti bonus facciate, parte delle misure di sostegno Covid messe a disposizione dallo Stato. Sono oltre 100 quelle coinvolte nella maxi truffa scoperta dalla guardia di finanza di Rimini in un'indagine che ha coinvolto anche diversi professionisti e imprenditori ora indagati.

Nello specifico i soldi stanziati dallo Stato per aiutare le imprese e i commercianti in difficoltà a causa della pandemia, sarebbero finiti nelle mani di professionisti, imprenditori e commercialisti che non ne avevano diritto: i fondi statali sarebbero stati percepiti grazie alla creazione e alla commercializzazione di falsi crediti d'imposta con il sismabobus, bonus facciate e le altre misure introdotte con il decreto Rilancio del 2020, che era stato predisposto per aiutare imprese e commercianti in difficoltà. Le Fiamme gialle hanno scoperto come il gruppo di professionisti e imprenditori avesse creato la sede principale a Rimini, dove si incontravano e studiavano la strategia per le cessioni di crediti di imposta e il reinvestimento dei proventi.

Dalle intercettazioni, risulta che alcuni degli indagati dicevano che "l'inizio del coronavirus ha portato bene". "Non so più dove aprire un conto", le parole pronunciate da altri imprenditori – non so più dove andare ad aprire i conti correnti in giro per il mondo". Con l'impiego di cani cashdog, le Fiamme gialle hanno rinvenuto durante una perquisizione trolley pieni di banconote: l’organizzazione era riuscita, tramite società napoletane, a monetizzare i crediti derivanti dai bonus. Complessivamente sono 78 le persone indagate e 35 le misure cautelari emesse dal gip, mentre è di 440 milioni l'importo complessivo dei fondi illecitamente percepiti. Otto sono le persone finite in carcere e altre 4 ai domiciliari mentre nei confronti di 20 imprenditori è stata disposta l'interdizione all'esercizio di impresa e per 3 commercialisti l'interdizione all'esercizio delle professione. Tra gli indagati, 9 avevano presentato domanda di reddito di cittadinanza mentre altri tre avevano precedenti per associazione di stampo mafioso. Secondo quanto emerso dalle indagini della Guardia di Finanza, le persone coinvolte facevano parte di un'associazione con base a Rimini ma con ramificazioni in tutta Italia.

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