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Palermo, i 6 indagati per lo stupro di gruppo trasferiti in un altro carcere: “Siamo stati minacciati”

I ragazzi arrestati con l’accusa di violenza di gruppo sono attualmente detenuti nel carcere “Lorusso” di Pagliarelli (Palermo). La decisione di trasferirli è arrivata dopo le valutazione del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria.
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I sei giovani arrestati a Palermo per lo stupro al Foro Italico saranno trasferiti in un altro carcere. L a decisione è arrivata dopo le valutazione del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria. Non è ancora chiaro in quale altra struttura saranno spostati.

"Siamo stati minacciati, in carcere", hanno riferito i ragazzi arrestati. Preoccupati per le possibili ritorsioni che potrebbero subire tra le mura del carcere "Antonio Lorusso" di Pagliarelli, i ragazzi hanno chiesto di essere allontanati dalla struttura. Lo fanno sapere i legali, che hanno comunicato che nella giornata di domani, giovedì 24 agosto, si recheranno lì a loro volta per verificare le dichiarazioni dei loro assistiti.

Gli stessi avvocati sostengono che sarebbe arrivata una richiesta ufficiale di trasferimento anche da parte della polizia penitenziaria del carcere. Non è possibile stabilire con esattezza le reali motivazioni dietro a tale, presunta richiesta: il carcere di Palermo infatti non ha molte sezioni protette e, visto anche che i ragazzi detenuti sono sei, potrebbe non essere facile garantire il divieto di incontro, stabilito invece dall'autorità giudiziaria. L'eventuale trasferimento dei giovani in altre carceri della regione potrebbe quindi rispondere a questa esigenza.

I 7 ragazzi sono accusati di aver violentato una ragazza di 19 anni, la notte tra il 6 e il 7 luglio. La scena è stata ripresa con il cellulare, in un video che ha fatto il giro dei social e su cui sta attualmente lavorando anche il Garante della Privacy. Per due dei sette giovani il Tribunale del Riesame di Palermo ha confermato il carcere. L'unico ragazzo minorenne al tempo dei fatti è stato invece trasferito in una comunità, scarcerato per "resipiscenza".

Come ha spiegato a Fanpage.it Valerio De Gioia, giudice presso la quarta sezione penale del Tribunale di Roma, "la resipiscenza tecnicamente è il ravvedimento, cioè l'aver capito da parte dell'accusato di aver fatto un errore e l'attivarsi per eliminare o contenere le sue conseguenze. È il pentimento e la volontà di rimediare". Il ragazzo, che ha appena compiuto 18 anni, "si sarebbe messo a disposizione per dare indicazioni sulle varie responsabilità, compresa la sua".

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