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Sette anni da strage Bataclan, mamma di Valeria Solesin: “Francia va avanti ma io non dimenticherò mai”

Sette anni dopo la strage del Bataclan, la mamma della ricercatrice italiana Valeria Solesin torna a parlare di quanto avvenuto quella notte e del maxiprocesso. “La Francia ha chiuso un capitolo ma io non potrò mai andare avanti”
A cura di Gabriella Mazzeo
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Il 13 novembre di 7 anni fa, la Francia sprofondava nel terrore a causa di una serie di attacchi terroristici nella capitale. In poche ore, Parigi ha dovuto fare i conti con sei sparatorie in bar e ristoranti degli arrondissement più centrali, tre esplosioni nei pressi dello Stade de France e l'attentato nella sala concerti del Bataclan, che da solo causò la morte di 90 persone. Dopo la strage, la Francia ha cercato di rialzarsi e di punire i responsabili della tragedia: con un maxiprocesso si è arrivati così alla condanna di Salah Abdeslam (unico sopravvissuto del commando di terroristi che ha agito quella notte) e a quella di altre 18 persone.

"Il processo ha avuto una funzione essenziale anche per noi dal punto di vista civile, pubblico e di giustizia. Sul fronte privato niente passerà mai" ha detto Luciana Milani, mamma della ricercatrice italiana Valeria Solesin morta nell'attentato al Bataclan sette anni fa.

In un'intervista rilasciata al Corriere della Sera, la donna ha detto di non poter dimenticare quanto avvenuto nel novembre del 2015. "Per noi questo capitolo non sarà mai chiuso – ha sottolineato -. Il processo però ha avuto la funzione di dare fine al capitolo pubblico e i sopravvissuti ne avevano bisogno, così come i parenti delle vittime e lo Stato. Tutta la Francia è passata attraverso un momento catartico".

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Milani ha assistito alla lettura della sentenza seduta nella maxi-aula allestita per il processo. "Ho passato a Parigi diversi mesi – ha affermato – e sedere in quell'aula mi ha aiutato ad avere una nuova consapevolezza di questi fatti terribili, almeno dal punto di vista sociale. La sentenza, per quanto consolatoria, non ha avuto per me alcun valore dal punto di vista personale: Valeria non c'è più e nulla può cambiare tutto questo, ma dal punto di vista pubblico ha avuto un grande significato".

La madre della ricercatrice ha espresso soddisfazione per le condanne esemplari e senza sconti, anche se ammette che il pubblico ministero aveva chiesto per tutti pene anche più pesanti. "La sentenza però è stata ben ponderata, mi è parsa comunque molto equilibrata anche se alcune aspettative sono state disattese. Alcune famiglie desideravano un migliore accertamento dei fatti, ma non è certo colpa di chi ha lavorato al caso. La mancanza di dettagli è dovuta al fatto che molti imputati non hanno parlato. Per il resto sono stati molto veloci e questo ha un valore, perché ha dato la possibilità a vittime e familiari di avere una risposta pubblica in tempi coerenti".

Esterno del Bataclan (Getty).
Esterno del Bataclan (Getty).

Milani è tornata poi sulla figura di Salah Abdeslam, principale imputato in questo processo. Lui è infatti l'unico ancora vivo tra i terroristi del commando di quella notte. "Ha scelto di parlare solo alla fine del processo e ha ricevuto la pena più dura dalla legge francese. Durante il dibattimento non ha dato alcuna collaborazione e ha fatto affermazioni puerili. In ogni caso, non ha voluto fare ricorso e questo secondo me è indicativo del suo senso di colpa".

Nonostante la condanna, resta il dolore per la perdita di Valeria, che viveva a Parigi per motivi di lavoro. "Dobbiamo fare i conti con la sua morte tutti i giorni – ha spiegato Milani -. Alla fine per noi il 13 novembre non è così diverso da tutti gli altri giorni. Si tratta di un anniversario significativo, ma per noi è una quotidianità. Cerchiamo solo di affrontare tutto nel migliore dei modi ogni giorno".

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