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Sempre meno studenti scelgono l’Università dopo il liceo: poco utile e troppo costosa

Secondo la Ricerca Teens’ Voice condotta dall’Università La Sapienza di Roma e Il Salone dello studente Campus Orienta, che ha intervistato 1.097 studenti fra i 17 e i 22 anni, le nuove generazioni sono sempre più lontane dallo scegliere l’Università come percorso di vita dopo le superiori. Tuttavia, sono positivi rispetto al futuro: la maggior parte ritiene di poter essere protagonista di un cambiamento.
A cura di Ida Artiaco
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Sempre meno giovani in Italia scelgono l'Università dopo il diploma, perché la considerano poco utile e molto dispendiosa. È questo uno dei risultati della Ricerca Teens’ Voice condotta dall’Università La Sapienza di Roma e dal Salone dello studente Campus Orienta, presentata ieri, mercoledì 15 gennaio, a Villa Mirafiori, sede del dipartimento di Psicologia dei processi di sviluppo e socializzazione della Capitale, che ha analizzato le aspettative di Generazione Z e Millennial. L'indagine è stata svolta intervistando 1.097 studenti fra i 17 e i 22 anni, per la maggior parte iscritti al quarto (31%) e al quinto anno della scuola secondaria superiore (65%), in prevalenza 19enni e prossimi all’esame di Maturità. Ne è emerso che rispetto allo scorso anno ben il 5,5 per cento in meno proseguirà gli studi.

Chi sceglie di iscriversi all'Università lo fa per i motivi più svariati, ma non sempre legati alle prospettive occupazionali che i vari indirizzi presentano. Solo il 44% sembra interessato al prestigio dell’università alla quale iscriversi. Poi intervengono altri fattori, come il costo degli studi che preoccupa il 39% degli studenti, la vicinanza da casa (22%) e la possibilità di essere con gli amici (13%). A ciò si aggiunga che ormai, per le nuove generazioni, lo studio non rappresenta più una priorità per avere successo e fare carriera. I giovani, come emerge dalla ricerca, sono molto più attenti a coltivare altri aspetti, come l'esperienza e l'associazionismo. Tuttavia, l'atteggiamento nei confronti del futuro è positivo. Gli studenti intervistati ritengono, infatti, di poter essere protagonisti di un cambiamento, anche se solo il 48% ritiene che il proprio futuro sarà migliore di quello dei propri genitori e il 54% ritiene che il futuro dei propri figli sarà migliore del loro. Prevale cioè la percezione di essere una sorta di "generazione di mezzo", in bilico tra la realizzazione di quella precedente, del boom economico, e quella successiva, di rinascita e rilancio.

Per quanto riguarda, invece, la loro esperienza a scuola, si registra maggiore coesione nei licei classici e scientifici, media tra istituti tecnici e professionali, minore negli altri tipi di licei. In generale, i ragazzi sono soddisfatti del proprio percorso di studi, anche se c'è differenza tra chi è iscritto al Nord e chi invece al Cento e al Sud. Quest'ultimi sono maggiormente positivi riguardo all’ambiente di classe, in particolare su tre aspetti: coesione in classe, stima fra insegnanti e studenti e insegnamento dei docenti percepito come adeguato alle aspettative degli studenti. "Crescono in coesione sicurezza e fiducia soprattutto se i professori gli assegnano mansioni e responsabilità. Effettive. Essere e sentirsi coinvolti, quindi, cresce motivazione e profitto scolastico", ha dichiarato Pietro Lucisano, docente di Pedagogia sperimentale al Dipartimento di Psicologia dei Processi di sviluppo e socializzazione dell’Università La Sapienza di Roma e presidente della Società italiana di ricerca didattica.

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