“Se volevo ti rubavo l’anima”: il racconto di Fabio, cassiere Pam licenziato dopo il test del finto cliente

In cassa alla Pam del centro commerciale Porta Siena dal 2012, 62 anni, Fabio Giomi è uno dei tre lavoratori licenziati dopo il cosiddetto "test del finto cliente" a cui è stato sottoposto un paio di mesi fa. La sua storia – che ha raccontato a Fanpage.it mentre è in corso un presidio contro il licenziamento di altri 45 dipendenti Pam – conferma le modalità del controllo interno che ha portato alla sanzione più estrema e l’impatto personale che questo episodio ha avuto sulla sua vita. La vicenda, però, ha avuto una eco molto più ampia ed ha acceso i riflettori sul modus operandi dall'azienda, considerato da molti decisamente discutibile.
"Era un test costruito per mettermi in difficoltà"
Giomi – che in passato era stato premiato dall'azienda per sette volte per aver venduto più articoli in cassa – racconta che il test si è svolto tra la fine di settembre e i primi di ottobre. Alla sua cassa si è presentato un ispettore Pam che conosceva, motivo per cui inizialmente aveva pensato che stesse facendo degli acquisti personali. Solo al termine della spesa l’uomo gli ha rivelato che si trattava di un test: un controllo interno volto a verificare la capacità del cassiere di individuare merce nascosta all’interno dei prodotti.

L’ispettore, spiega Giomi, aveva collocato lacci per capelli, matite per gli occhi, maschere per il viso e altri piccoli articoli all’interno di una cassa di birra da quindici bottiglie, approfittando della fessura laterale della confezione. "Alla fine mi ha fatto strappare il coperchio della cassa dicendo che dovevo aprirle per controllare cosa c’era dentro", racconta. "Mi ha contestato gli articoli nascosti e a un certo punto mi ha detto: ‘Vedi Giomi, se volevo ti rubavo anche l’anima'. E ha aggiunto: ‘Non aspettarti che questa cosa non abbia delle conseguenze'".
Per Giomi, oltre alla modalità, ciò che rendeva tutto incomprensibile era il fatto che il test gli fosse stato riproposto a pochi mesi dal precedente, che aveva superato senza difficoltà. "Ero confuso e in ansia. Non capivo perché lo facessero di nuovo a me, quando altri colleghi non ne avevano mai avuti. E questa volta era più complicato, sembrava fatto apposta per farmi cadere in errore".
La contestazione e il licenziamento
Nei giorni successivi gli è arrivata la lettera di contestazione, cui Giomi ha risposto spiegando che un cassiere non può aprire confezioni chiuse dei clienti senza rischiare reazioni o fraintendimenti, e che non è nelle sue mansioni verificare ciò che non è visibile. Il provvedimento finale, comunque, è stato notificato il 27 ottobre: licenziamento in tronco. "Mi è sembrato assurdo. Se uno fallisce un test, lo rimandi alla formazione. Non lo butti fuori così", dice. "Sono tornato a casa in stato di shock. Ho dovuto dirlo a mia moglie e ai miei figli. Sono stati giorni di ansia, di frustrazione, di disperazione. Capirai: lei si rende conto dei problemi in casa. Ci sono spese da pagare, un prestito in banca da restituire. Perdere il lavoro è stata una mazzata…".
Un anno di tensioni in azienda
Giomi racconta che il clima alla Pam, nell’ultimo anno, si era notevolmente irrigidito. L'azienda – dice – "è diventata molto aggressiva, molto intransigente con i cassieri. Ho ricevuto diverse lettere disciplinari, anche per motivi banali, come aver letto male l’orario ed essere entrato qualche minuto prima del dovuto. Sembrava ci fosse un accanimento nei miei confronti". Naturalmente però è stato l'esito del test del finto cliente a determinare le conseguenze più gravi.
Dopo l’incontro nazionale tra azienda e sindacati del 20 novembre, le speranze di reintegro si sono spente. "Speravo che la Pam facesse un passo indietro, che si potesse trovare una conciliazione. Ma si sono opposti in tutto e per tutto. A questo punto la parola passa agli avvocati". La vicenda di Giomi, esplosa insieme a quelle degli altri due cassieri coinvolti, continua a sollevare non pochi interrogativi sulle modalità di controllo applicate dall’azienda e sulla proporzione delle sanzioni adottate.