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“Se non ti sposi fai la fine di Saman Abbas”: condanna a due anni e 4 mesi per un padre a Novellara

Un 54enne pakistano di Novellara è stato condannato in via definitiva per maltrattamenti e induzione al matrimonio dopo aver minacciato la figlia evocando il caso Saman Abbas.
A cura di Davide Falcioni
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A Novellara, nella Bassa Reggiana, riaffiora l’ombra del caso Saman Abbas. È qui che un uomo di 54 anni, di origine pakistana, ha minacciato la figlia ventenne con parole che rievocano uno dei delitti più emblematici degli ultimi anni: "Se non ti sposi fai la fine di Saman Abbas". Una frase che, secondo l’accusa, sintetizza anni di pressioni, violenze psicologiche e tentativi di imporre un matrimonio forzato.

La vicenda giudiziaria si è chiusa definitivamente nei giorni scorsi, quando la Corte di Cassazione ha respinto il ricorso presentato dalla difesa dell’imputato. La condanna, inflitta il 28 luglio 2025, è di due anni e quattro mesi per maltrattamenti in famiglia e induzione al matrimonio. Dopo il pronunciamento della Suprema Corte, l’uomo è stato accompagnato in carcere dai carabinieri: dovrà scontare una pena residua di un anno e 11 mesi.

Secondo quanto ricostruito dalla Procura di Reggio Emilia, i fatti si sono protratti per un arco temporale molto lungo, dal 2008 al 2023. La ragazza, stando alle indagini, viveva in una condizione di isolamento: non poteva uscire liberamente, cercare un lavoro né mantenere contatti con l’esterno. Le era stato imposto anche di interrompere gli studi prima dell’esame di terza media, perché il padre aveva deciso di riportarla in Pakistan per farla sposare con un cugino.

A rendere il quadro ancora più complesso è la storia familiare della giovane. La madre naturale era morta nel Paese d’origine, ufficialmente per cause naturali, ma la ragazza avrebbe riferito ai carabinieri di aver sentito, durante l’infanzia, voci su un possibile omicidio commesso dallo zio paterno. In Italia non aveva trovato sostegno nemmeno nella matrigna né nei fratellastri nati dal secondo matrimonio del padre.

La svolta è arrivata a scuola, dove la ventenne ha deciso di raccontare quanto stava vivendo. Le insegnanti hanno segnalato la situazione ai servizi sociali e alle forze dell’ordine, dando avvio all’inchiesta. Nella fase iniziale delle indagini, la ragazza è stata collocata in una comunità protetta. Nei confronti del padre e della matrigna, una donna di 37 anni residente a Novellara, sono state adottate misure cautelari: braccialetto elettronico e divieto di avvicinamento e comunicazione con la vittima.

La posizione della matrigna si è definita separatamente: è stata condannata a due anni per maltrattamenti, con pena sospesa subordinata alla frequenza di un corso antiviolenza.

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