Sciopero scuola martedì 4 novembre, a rischio le lezioni in Italia: i motivi della protesta e chi si ferma

Giornata di sciopero per il mondo della scuola. Domani, martedì 4 novembre, in tutta Italia saranno a rischio le lezioni a seguito dell'agitazione proclamata dal Sindacato Indipendente Scuola e Ambiente (SISA) e dall’Osservatorio contro la Militarizzazione delle Scuole e delle Università, come confermato dal Ministero dell’Istruzione e del Merito con avviso ufficiale emesso il 28 ottobre 2025, con possibili disagi per gli studenti e le famiglie, che pertanto sono state invitate dalle singole istituzioni scolastiche a verificare personalmente, nella mattinata del 4 novembre, la presenza dei docenti e l’effettivo svolgimento delle attività didattiche. L'astensione dal lavoro interesserà tutto il personale del comparto Istruzione e Ricerca, compresi dirigenti scolastici, docenti e personale ATA.
Chi si ferma per lo sciopero della scuola martedì 4 novembre
Lo sciopero, che durerà per tutta la giornata di domani, martedì 4 novembre, interesserà tutto il personale docente, i dirigenti scolastici e il personale ATA (amministrativo, tecnico e ausiliario), sia con contratto a tempo indeterminato che determinato, della scuole di ogni ordine e grado. Ma l'agitazione si estende anche al settore universitario, dove sono chiamati a partecipare il personale tecnico, amministrativo e bibliotecario, oltre ad assegnisti di ricerca, ricercatori a tempo determinato, borsisti e docenti a contratto.
Le motivazioni dello sciopero
Tra i motivi indicati dal sindacato SISA per lo sciopero ci sono: l'abolizione del concorso per dirigente scolastico per passare a una figura elettiva sul modello universitario, da scegliere tra i membri del collegio docenti in possesso di laurea magistrale e con almeno tre anni di esperienza nel ruolo di primo collaboratore; l’assunzione su tutti i posti vacanti e disponibili per docenti e personale ATA in tutti gli ordini di scuola; la creazione di un ruolo unico docente con uguale orario e salario in tutti i gradi di istruzione, dall’infanzia alla scuola secondaria di secondo grado; aumenti degli stipendi di almeno il 20% netto per compensare l’inflazione manifestatasi negli ultimi anni.