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Sciopero ginecologi, oggi stop alle sale parto

Rinviati tutti i parti cesarei e le visite, garantite solo le prestazioni di urgenza. I medici protestato per la messa in sicurezza dei punti nascita e contro la regolamentazione delle assicurazioni obbligatorie.
A cura di Antonio Palma
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Sciopero ginecologi, oggi stop alle sale parto

Tranne per le urgenze oggi in Italia non si nasce, tutti i parti cesarei già programmati infatti sono stati spostati a causa dello sciopero indetto dai medici ginecologi e dalle ostetriche in tutto il Paese. E' il primo caso in Italia di un stop di 24 ore delle sale parto che secondo le previsioni si tradurrà in circa 1100 parti in meno. Lo stop non riguarderà solo gli ospedali, oggi a fermarsi saranno anche le attività di ambulatori ostetrici e i consultori familiari sul territorio, con una mobilitazione che riguarderà in totale circa 15mila professionisti e che vedrà a Palermo la manifestazione nazionale, indetta dalle principali sigle di categoria. Gli specialisti del settore incroceranno le braccia per protestare contro la mancata chiusura dei punti nascita sotto i 500 parti l’anno, come previsto da un decreto del 2010, e per mettere un freno ai costi delle assicurazioni che obbliga ogni anno a pagare di tasca propria premi carissimi che secondo i sindacati arrivano ormai anche a venti-trentamila euro all'anno per un primario.

Per la giornata di oggi negli ospedali saranno garantite le prestazioni urgenti, ma stop a tutte le altre visite e agli interventi comprese ecografie e diagnosi. Secondo la Società italiana di ginecologia e ostetricia i punti nascita piccoli sono un rischio non solo per la ridotta esperienza dei medici, ma anche perché sovente non c’è una Neonatologia o una terapia intensiva neonatale per questo i ginecologi puntano ad una soglia di almeno mille parti all'anno. Per quanto riguarda l'assicurazione invece i medici protestato contro l’obbligatorietà della polizza assicurativa per tutti i professionisti perché le aziende sanitarie e ospedaliere non assicurano più i loro medici contro la colpa grave nonostante svolgano un’attività come dipendenti di una struttura pubblica.

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