“Sciopero dei porti se qualcuno della Flotilla viene toccato e blocchiamo accordi commerciali con Israele”

Yosè Nivoi è l'unico portuale di Genova che si unirà alla Global Sumud Flotilla. Ha lavorato in porto per 17 anni come portuale polivalente, specializzato, occupandosi di tutto, dalle navi ai treni, dai camion ai magazzini. Ora lavora per USB e si occupa dei porti a livello nazionale, quelli dove il sindacato è presente: Genova, Trieste, Livorno, Civitavecchia, Napoli, Palermo. Nivoi segue anche il coordinamento internazionale dei portuali, nato il 28 febbraio, e che mette insieme Grecia, Francia, Tangeri, Slovenia e altri porti d'Europa. Fanpage.it l'ha incontrato poco prima della sua partenza per Gaza, mentre prepara l'imbarcazione su cui salperà il prossimo 7 settembre.
Perché avete deciso di prendere parte a questa missione?
"Ci sono diversi motivi. Da anni blocchiamo le armi nei porti, per non essere complici dei massacri e del genocidio in Palestina. C’è poi un aspetto legale: leggi come l’articolo 11 della Costituzione o la legge 185 del 1990 vieterebbero il transito di armi verso paesi in guerra o che compiono atti belligeranti. Ma l’Italia non le applica, per interessi economici. C’è un aspetto etico, quindi, ma anche di sicurezza: a Genova arrivano container da 30 tonnellate con esplosivi progettati per essere il più distruttivi possibile. Questo mette a rischio sia chi li maneggia, cioè noi ,sia la città.
E poi c’è il lato economico: il governo Meloni vuole portare al 5% la spesa militare, togliendo risorse a sanità, istruzione, pensioni. Io dovevo pagare 320 euro di mutuo, oggi ne pago 540. Questo impoverisce noi lavoratori. Quando ci ha chiamati la Global Sumud Flotilla, abbiamo letto le cose allo stesso modo: dove non arrivano i governi, arrivano i cittadini. Il fatto che oggi siano ONG e movimenti come la Flotilla a doversi assumere la responsabilità di aprire corridoi umanitari è bellissimo, ma anche folle.
Voi avrete una barca solo per i portuali?
No. Sarò io l’unico portuale del CALP e dell’USB nazionale a imbarcarmi. Le barche saranno miste, con attivisti e attiviste. Questo mi riempie d’orgoglio. Sto ricevendo tantissimi messaggi di solidarietà. A Genova la manifestazione è stata enorme, non si vedeva una cosa del genere dal 2001. Due cittadini genovesi, io e Stefano Rebora di Music for Peace, faremo parte della Flottiglia, e questo ha mosso molto la città.

Pensi che questo movimento, partendo da Gaza, possa far rinascere un internazionalismo più ampio?
Secondo me sì. La manifestazione di Genova ha mostrato la vera società italiana. Sui social o in tv ci dipingono come automi interessati solo al consumismo, ma quando si dà alla gente la possibilità di partecipare attivamente a qualcosa di solidale, la risposta è enorme.
Il primo giorno di raccolta beni, in un’ora avevamo già una tonnellata e mezza di materiale. Poi c’è stato l’annuncio del mio compagno Riccardo Rudino: se la Global Flotilla sarà fermata, bloccheremo tutti i porti europei. Non è uno slogan: siamo già in un percorso internazionale.
Dopo il 7 ottobre, che ruolo avete avuto concretamente?
Già dal 16 ottobre 2022 avevamo ricevuto una lettera dai sindacati internazionali (tramite FSM) che ci chiedeva di sostenere la Palestina bloccando la logistica di guerra. Da allora abbiamo fatto presidi e scioperi, denunciando le aziende complici. Una di queste è la compagnia Zim, di bandiera israeliana.
Abbiamo bloccato carichi diretti e indiretti a Israele. A Fos-sur-Mer, per esempio, fermammo tre container Zim con mitragliatrici: le spacciano per “pezzi di ricambio”, ma in realtà le smontano e le inviano in più container per poi rimontarle a destinazione. Noi lo sapevamo grazie a una rete parallela che ci informa. Abbiamo fatto blocchi con i greci: tre container di armi destinati a Israele non sono mai arrivati perché i portuali del Pireo si sono rifiutati di sbarcarli.
Avete parlato di sciopero internazionale dei porti se la Flottiglia fosse attaccata. Cosa significa?
Significa che il 26 e 27 settembre a Genova si terrà il coordinamento internazionale dei portuali, organizzato da USB. Ci saranno delegazioni da Grecia, Francia, Slovenia, Tangeri, Svezia. Gli sloveni, per esempio, hanno detto che porteranno tre pullman di portuali: hanno un unico porto, mille lavoratori tutti iscritti allo stesso sindacato, e appoggiano completamente la Palestina.
Lì lanceremo l’idea di uno sciopero internazionale dei porti. Dove non è possibile farlo, come in Francia e Germania, dove lo sciopero politico è vietato, ci saranno comunque mobilitazioni.
Abbiamo già attivando un percorso per proteggere la Global Sumud Flottiglia: se qualcuno dei nostri compagni venisse toccato, si produrrebbe un danno economico tale che costringerebbe a rompere tutti gli accordi commerciali con Israele.