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Scandalo Ucraina: “Pressioni di Trump su Kiev”. E ora The Donald è davvero nei guai

Le dichiarazioni dell’ambasciatore Usa presso l’Unione europea, Gordon Sondland, fanno tremare Donald Trump. Il diplomatico, parlando alla Camera nell’ambito dell’indagine di impeachment aperta nei confronti del presidente Usa, ha ammesso di aver lavorato con Rudolph Giuliani su richiesta dell’inquilino della Casa Bianca per fare pressioni sull’Ucraina. Nei guai anche il segretario di Stato, Mike Pompeo: “Tutti sapevano”.
A cura di Ida Artiaco
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Ancora guai per Donald Trump nell’ambito del cosiddetto Ucrainagate. L'ambasciatore Usa presso l'Unione europea, Gordon Sondland, ha ammesso di aver lavorato con Rudolph Giuliani su ordine proprio del presidente Donald Trump per fare pressioni sull'Ucraina. L’ex tycoon newyorkese avrebbe così ordinato di perseguire proprio attraverso Giuliani il ‘quid pro quo', legando la visita del presidente ucraino alla Casa Bianca e gli aiuti a Kiev all'avvio delle indagini sui suoi rivali politici, cioè Joe Biden e suo figlio Hunter. E' quanto è emerso dalle dichiarazioni iniziali che il diplomatico farà in apertura della sua testimonianza alla Camera nell’ambito dell’indagine di impeachment aperta nei confronti del Presidente Usa.

“Ho agito in buona fede seguendo le direttive del presidente”, ha sottolineato Sondland, precisando di essere stato contrario al blocco degli aiuti Usa a Kiev nel momento in cui venne a sapere che era legato all'apertura di un'inchiesta sui Biden. "Non eravamo contenti dell'ordine di Trump di parlare con Rudy Giuliani. Non volevamo il suo coinvolgimento. Io pensavo, e penso, che siano gli uomini e le donne del dipartimento di Stato, e non l'avvocato personale del presidente, a dover prendersi la responsabilità degli affari ucraini", ha detto. "Potevamo abbandonare gli sforzi di programmare una telefonata e una visita alla Casa Bianca tra Trump e Zelensky, che era senza dubbio nell'interesse della nostra politica estera, o fare come aveva ordinato Trump. Scegliemmo la seconda strada, non perché ci piacesse, ma perché era l'unica via costruttiva per noi", ha concluso.

Ma le dichiarazioni di Sondland non hanno inguiato solo Trump e Giuliani. Nel corso della sua testimonianza alla Camera, ha parlato anche del Segretario di Stato Mike Pompeo. “Tutti erano informati, sapevano quello che stavamo facendo e perché”, ha detto riferendosi anche al consigliere per la Sicurezza Nazionale, John Bolton, ed altri tenuti costantemente informati dei "nostri sforzi per assicurarci una dichiarazione degli ucraini che potesse soddisfare le preoccupazioni del presidente". In particolare, Sondland ha detto che "ancora il 24 settembre il segretario Pompeo dava indicazioni a Kurt Volker di parlare con Rudy Giuliani", citando anche un messaggio WhatsApp. Secondo la rivista Time, che cita alcune voci di corridoio, proprio Pompeo starebbe pensando alle dimissioni per correre per un seggio in Senato nel suo Kansas alle elezioni presidenziali del prossimo anno. Pompeo, riferisce il magazine, intendeva restare alla guida del dipartimento di Stato sino all’inizio della prossima primavera, ma l’indagine sull’impeachment lo sta danneggiandolo politicamente, spingendolo a rivedere i tempi per una strategia d'uscita più sicura.

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