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Scambio di foto di bimbi abusati e inneggianti all’Olocausto, adolescenti indagati a Pisa

L’indagine, condotta dalla polizia a Pisa, era partita da un’altra inchiesta a carico di uno degli indagati, un 16enne che era accusato di violenza sessuale nell’ambito di un procedimento penale poi archiviato. Analizzano il suo cellulare infatti gli agenti si erano imbattuti in file pedopornografici e hanno deciso di approfondire.
A cura di Antonio Palma
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Otto adolescenti, tutti minorenni, sono accusati di diffusione di materiale pedopornografico, istigazione all’odio razziale e propaganda antisemita dopo la scoperta che attraverso i loro strumenti informatici si scambiavano immagini con abusi sessuali sui bambini e materiale inneggianti all’olocausto e raffiguranti Adolf Hitler e l'Olocausto. L’indagine, condotta dalla polizia a Pisa, era partita da un’altra inchiesta a carico di uno degli indagati, un 16enne che era accusato di violenza sessuale nell’ambito di un procedimento penale poi archiviato. Analizzano il suo cellulare infatti gli agenti si erano imbattuti in file pedopornografici e hanno deciso di approfondire.

Dagli accertamenti investigativi successivi i tecnici della polizia sono quindi riusciti a risalire all'autore dell’invio dei file, un altro 16enne, che in altri messaggi condivisi con il coetaneo raccontava anche di essere protagonista di altri reati. Perquisito a sua volta, in casa gli investigatori hanno trovato spranghe, bastoni, pugnali, la targa di un motorino rubato. Le accuse peggiori però sono arrivate dalle analisi del computer e dei cellulari dell’adolescente.

Analizzando i dispositivi informatici, infatti, gli inquirenti hanno scoperto sue foto mentre compiva atti vandalici in città a volte insieme ad altri coetanei, ma soprattutto un fitto scambio di conversazioni e file di bambini e neonati abusati, elaborazioni grafiche di deep-nude e foto di preadolescenti in pose erotiche. Gli altri destinatari dei file erano altri adolescenti suoi coetanei tutti residenti a Pisa e in provincia. All’interno delle chat, gli investigatori hanno trovato anche frasi inneggianti all’olocausto e “meme” raffiguranti Adolf Hitler e l'Olocausto.

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