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Salvatore Cuffaro è stato scarcerato: “Bello respirare la libertà. Politica addio”

L’ex governatore della Sicilia è uscito dal penitenziario di Rebibbia 2 anni e 1 mese prima dei sette anni ai quali era stato condannato per favoreggiamento a Cosa nostra e violazione di segreto. “Ora andrò in Burundi” dice.
A cura di Biagio Chiariello
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L'ex Presidente della Regione Sicilia, Salvatore Cuffaro, è tornato in libertà dopo aver scontato la condanna a sette anni per favoreggiamento aggravato alla mafia. "E' bello respirare la libertà. Oggi posso dire di aver superato il carcere" sono state le sue prime parole dopo l’uscita dal carcere romano di Rebibbia dove ha trascorso i suoi ultimi 1.785 giorni. Praticamente 4 anni e 11 mesi. Cuffaro ha infatti goduto degli sconti di pena e della buona condotta, che gli hanno così abbuonato 2 anni e 1 mese. In questo periodo in carcere, l’ex leader dell’Udc ha studiato giurisprudenza (nei prossimi mesi dovrebbe sostenere l’esame di laurea), ed è riuscito a mettere la sua firma su due libri (Il candore delle cornacchie e Il coraggio della politica).

Appena uscito dal carcere Cuffaro ha detto: "La politica attiva, elettorale e dei partiti è un ricordo bellissimo che non farà parte della mia nuova vita. Ora ho altre priorità. Ho amato la politica e non rinnego nulla di ciò che ho fatto non mi sento tradito". L'ex politico adesso "si dedicherà al volontariato, andando in Africa, a collaborare per quell'ospedale che durante la sua presidenza alla Regione Sicilia, è stato realizzato". L'ex governatore della Sicilia aveva con sé degli scatoloni con all’interno le lettere ricevute durante il suo periodo di detenzione. "Ho ricevuto 14mila lettere – spiega – sono parte della mia vita. Le terrò con me". Ad aspettarlo fuori dal carcere il figlio e il fratello.

"Nella mia coscienza sono innocente. Sono andato a sbattere contro la mafia. Tornassi indietro metterei un airbag", ha quindi proseguito "Ho fatto degli errori, non mi voglio nascondere – ha aggiunto Cuffaro – io li ho pagati, altri no. Ora credo di avere il diritto di ricominciare". "E' stato grande il prezzo che ho pagato per aver deciso di stare in mezzo alla gente – ha proseguito Cuffaro -. Appartiene alla mia coscienza ciò che sono stato. Non ne voglio più parlare. Credo di non aver mai favorito la mafia ma di averla sempre osteggiata e parlano gli atti amministrativi per me. Per fare una vera lotta alla mafia credo sia necessario l'impegno delle forze di polizia, dei magistrati. Ma se lasciassimo la lotta solo a loro credo che purtroppo non riusciremmo a raggiungere l'obiettivo finale. E' necessario ci sia una grande educazione. E questo è il grande errore della politica. Fin quando non sarà data alle persone la possibilità di scegliere di stare nella legalità sarà difficile vincere la mafia".

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