Salma bloccata da 6 mesi in obitorio, scontro tra famiglia e ospedale: “Nessun funerale senza autopsia”
La salma di un uomo di 87 anni è bloccata ormai da 6 mesi in una cella frigorifera dell'obitorio dell'ospedale di Treviso. L'87enne si chiama Benedetto Susanna ed è deceduto lo scorso 24 aprile. La moglie Anna Maria Gibellini e la figlia Benedetta hanno deciso di non organizzare il funerale fino a quando sul corpo del defunto non sarà effettuata l'autopsia.
Le due donne sono infatti convinte che debba essere fatta chiarezza sulle cause del decesso. "Deve essere chiarito perché è morto. A noi di fatto non è mai stato detto. Fino a quel momento non verrà toccato", ha spiegato la moglie al quotidiano Il Gazzettino.
L'esame autoptico, tuttavia, non è stato ritenuto necessario dall'ospedale e da qui è iniziato lo scontro con la famiglia, che ha presentato una denuncia ai Carabinieri. Anche la Procura però non ha chiesto l'esecuzione degli accertamenti medico legali perché non sarebbero emersi elementi non chiari nel decesso dell'anziano.
"L’esame autoptico deve essere richiesto da un medico, un clinico o dalla Procura – ha spiegato Francesco Benazzi, direttore generale dell’Usl della Marca – e nessuno ha mai ritenuto di presentare una richiesta in questo senso".
La famiglia però non vuole arrendersi perché sostiene di essere stata tenuta all’oscuro di molte cose. L'87enne si era sentito male lo scorso 22 aprile ed era stato trasferito nel Pronto soccorso di Treviso. Secondo quanto ricostruisce il quotidiano veneto, era cardiopatico e aveva diversi problemi di salute. Dall’area dell’emergenza-urgenza era poi stato ricoverato nel reparto di Geriatria. Qui alle 3.50 del 24 aprile era venuto mancato.
"In quei giorni è stato praticamente impossibile riuscire a parlare con un medico, nessuno ci ha detto niente", ha ribadito però la moglie. La famiglia ha chiesto e ottenuto la cartella clinica relativa al ricovero. Sul certificato di morte si leggono come cause del decesso di urosepsi e di insufficienza renale acuta, oltre a cardiopatia, arteriopatia e diabete. I familiari però restano fermi sulla convinzione che il loro caro non sia stato curato e assistito correttamente.